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Ginger e Fred

Regia di Federico Fellini vedi scheda film

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La recensione su Ginger e Fred

di EightAndHalf
8 stelle

Sembrerebbe che Fellini, nei suoi splendidi deliri onirici, non lasciasse, alla fine della sua carriera registica, spazio per veri personaggi, per protagonisti splendidi e di grande profondità caratteriale, fin troppo preso da stile e messa in scena. Ma anche per chi non è un fan dell'ultimissimo Fellini, "Ginger & Fred" risulta uno dei suoi film più riusciti di sempre, assurdamente declassato da alcuni come semplice accusa all'era berlusconiana (cosa che indubbiamente è), spaventosamente dimenticato da altri, forse perché troppo contingente. In realtà il ritmo e la verve di "Ginger & Fred" sono dei caratteri che Fellini non riusciva a rendere più da tempo, un'ironia malinconica e in cui lo spettatore si identifica alla ricerca di un estrema pietas che si trasfigura nel volto tenero e rotondo di una Gelsomina invecchiata, i cui sogni di gloria sono finiti, e che è destinata a ricomparire tra i fenomeni da baraccone di un nuovo programma televisivo insieme al vecchio collega, Fred alias Marcello Mastroianni, in una delle sue più grandiose interpretazioni. Se ne "La dolce vita" Fellini riusciva ad andare oltre il periodo storico con un tono disperato e assolutizzante, in "Ginger & Fred" diminuiscono le pretese di un regista ormai folleggiante (pur sempre regista del minore "La città delle donne"), e crescono i toni nostalgici e quasi ingenui, come se nella vecchiaia Fellini ritrovasse la stessa innocenza del bambino del finale di 8 1/2. Così, tra squarci sognanti e affollamenti davvero ben diretti, in cui la normalità ancora una volta diventa assurda parodia di sé stessa, il film diventa una profezia dell'Italia (e in generale della società) del futuro, la fine di un sogno per lasciare spazio a un incubo che, per essere esorcizzato, viene visto come ridicolo e insulso, ma che purtroppo ha davvero condizionato l'esistenza di tutti fino ad oggi. Nonostante tutto, Fellini riesce ad essere profondamente intimista e al contempo parla a chiunque, il suo sogno continua ad essere (diversamente dal seppur bello "La voce della luna") qualcosa di profondamente impresso nella realtà, di vicino alle nostre vite concrete. Non era così commovente dai tempi de "La strada", mai è stato tanto innamorato dei suoi protagonisti, nonostante Gelsomina e Cabiria. Il suo cinema ci dice con tristezza addio.

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