Regia di Shona Auerbach vedi scheda film
Filmetto lineare, delicato, garbato, psicologico e malinconico che ha per soggetto le bugie a fin di bene inventate da una madre ad un figlio sordo, con lo scopo di nascondergli una dura realtà che potrebbe sconvolgergli la vita segnando la sua infanzia - già di per sè non molto facile proprio a causa della sua sordità. La madre gli fa credere che suo padre è un marinaio giramondo ed il ragazzino vive di lettere finte dunque verso un personaggio inventato che però sembrano aiutarlo a crescere e sono il solo mezzo che gli dia fiducia verso il futuro. Il suo vero padre in realtà non lo aveva mai conosciuto ed era un uomo violento ed inaffidabile che la madre non voleva più nella propria vita e che verso la fine del film viene mostrato in un letto d'ospedale in punto di morte.
La trama scorre lentamente, ha una narrazione assai monotona, ma affronta tematiche sentimentali ed importanti che toccano nel pronfondo. Sarà soprattutto quando la madre cercherà di trovare un finto padre marinaio che le regga il gioco per accontentare suo figlio che lo vuole conoscere che la storia acquisterà valore cambiando tono e ravvivandosi un po' rispetto alla lunga fase introduttiva, statica e diciamolo pure, priva di ritmo, del primo tempo.
Dramma, tenerezza ed un pizzico di avventura figurativa si fondono in uno scenario minimalista gradevole, dolcissimo, ricco di intensità e di buoni sentimenti che sfociano con classe in un epilogo non veramente prevedibile, ricco di sorprese e di elementi toccanti che tuttavia non puntano verso la tragedia per una volta, ma verso la speranza.
Carino nel complesso, mai stucchevole e ben interpretato. Il cinema britannico del resto è sempre un po' mirato, scrupoloso e "figurativo".
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