Regia di Uli Edel vedi scheda film
Basandosi su una serie di interviste in seguito al processo di Christiane Vera Felscherinow per detenzione di droga e ricettazione, Uli Edel dipinge con toni plumbei il conturbante e decisivo cambiamento nello stile di vita della quattordicenne protagonista verso la strada diretta alla tossicodipendenza. Una metamorfosi allarmante e rovinosa che non vedrà mai possibilità di ritorno, e cambierà e stravolgerà la sua intera esistenza. "Wir Kinder vom Bahnhof Zoo" si svolge in una Berlino notturna cupa ma incredibilmente avvenente, all'inizio nella vecchia discoteca "Sound" (provvista di una sala di proiezione interna, in cui viene fatta un'azzeccata citazione a "La notte dei morti viventi") e in un secondo momento nella squallidissima stazione metropolitana ove i giovanissimi eroinomani si prestano tristemente alla prostituzione, in modo da racimolare il denaro sufficiente che permettere di comprare le dosi. Anacronismi a parte (su cui avrei qualche dubbio visto che l'opera non fa riferimento a nessuna data precisa) "Christiane F." cambia in maniera cruciale da un primo tempo dal ritmo alto (comprendente, tra l'altro, un concerto live di David Bowie, riferito a quello tenuto nella capitale tedesca nell'autunno del '75) ad un secondo turbinoso, funesto, il quale si snocciola rapidamente nel melodramma. Il volto dell'attrice Natja Brunckhorst (credibile nella sua lancinante "scarnificazione") diventa ceruleo, "mortuario", e la ragazza, ormai, suo malgrado, si ritrova già ben oltre la barriera dell'eccesso... Il racconto è maggiormente flessibile rispetto all'autobiografia dell'autrice a cui si ispira il lavoro di Edel ed infatti ci si concentra parecchio sulla decadenza graduale di Christiane, lasciando poco spazio alle storie degli altri fugaci personaggi; anche perché questi, essendo interpretati da caratteristi adolescenti non professionisti (alcuni dei quali, di tanto in tanto, sembrano addirittura esitare un po' prima di ricordare le battute), si sarebbero rivelati alquanto disagevoli nel tentare di sviluppare degli intrecci efficaci alle dinamiche della vicenda. Per quel che riguarda la direzione, c'è da ammettere che il registro narrativo viene eseguito tramite una prassi ancora abbastanza accademica, sebbene in grado di valorizzare e, come già detto, spettacolarizzare animosamente immagini e luoghi di richiamo. Prodotto quindi dalla struttura ondivaga, benché capace di offrire un certo infausto realismo nel suo prostrato panorama.
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