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Furia selvaggia

Regia di Arthur Penn vedi scheda film

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La recensione su Furia selvaggia

di Baliverna
8 stelle

Bello, come tutti i film di Arthur Penn. L'avevo visto tanti anni fa e non mi era piaciuto un gran che perché il protagonista è un eroe negativo, uno sbandato e uno spiantato. Non avevo capito che l'intento del regista era - credo - proprio stigmatizzare questo personaggio ribelle senza limiti e senza criteri.
La sua indignazione si innesca per una giusta causa, cioè l'uccisione di un innocente a sangue freddo per vili interessi commerciali. Già però col suo desiderio di vendicare la sua morte uccidendo a sua volta gli assassini si incammina su una strada sbagliata, e innesca una lunga e inutile scia di sangue. La catena di omicidi e di disgrazie colpirà innocenti e colpevoli, amici e nemici, persone coinvolte ed estranei. Da semplice attaccabriga, in breve tempo il ragazzo diventa un omicida a sangue freddo, che uccide per futili motivi. Solo verso la fine si renderà conto di quello che è diventato e del male che ha compiuto, ma è un pentimento tardivo. Un lato curioso del suo personaggio è che è simpatico quasi a tutti. Per un bel po', infatti, nessuno riesce veramente ad afferrarlo per le corna e a bloccarlo, perché in fin dei conti è uno che piace, alle donne ma in altro modo anche agli uomini; e poi ha un'aria ingenua e forse anche incolpevole. Tutti cioè giustificano i suoi eccessi con una "semplice" mancanza di autocontrollo, o lo riducono a uno spaccone o un briccone. Ma i numerosi morti stesi a terra sono fatti e non argomenti. Billy Kid non è un malvagio, ma poco importa: le sue idee sulla giustizia privata e la vendetta ne fanno un pluriomicida. E' poi interessante l'annotazione sulla sua affezione molto forte per il mandriano, il quale si era preso la briga di dargli le dritte come fa un padre. L'attaccamento denota in lui un forte bisogno di una figura paterna, che nella sua vita era mancata.
Arthur Penn pensa secondo me al ribellismo giovanile americano degli anni '50, che non doveva guardare con molta simpatia, e doveva ritenere come un pericolo per la società. L'incapacità degli altri personaggi a imbrigliare Billy Kid e a prendere finalmente atto della sua pericolosità rappresenta forse la debolezza dell'America di allora verso certi giovani spavaldi che credevano che tutto doveva essere loro permesso, anche l'uccidere. Quanto al ribellismo, dopo tutto non siamo lontani da "Gangster Story", o almeno dalla lettura che ne ho fatto io: non un inno alla ribellione della gioventù a tutte le regole della convivenza sociale, ma uno spaccato su cosa essa sia e dove andrà a finire. Bonnie e Clyde sono sotanzialmente due ladri e omicidi, che rubano e uccidono servendosi di inconsistenti pretesti di giustizia sociale, e finiscono la loro carriera crivellati da colpi di mitra. Non sono molto diversi, quindi, da Billy Kid.

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