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Niente da nascondere

Regia di Michael Haneke vedi scheda film

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La recensione su Niente da nascondere

di michii
6 stelle

In Haneke, in questo suo serratissimo "Cachè" c'è una completa, totale sfiducia nei confronti dell'uomo/spettatore, e delle immagini, il quale non riesce a discernere in alcun modo queste ultime. Perchè? Nel film più Auteul e al Binoche guardano (non importa come: a distanza, al rallentatore, con il fastforward, la sostanza non cambia) meno capiscono. Il teorema costruito da Haneke vede il nucleo di una famiglia borghese (madre padre e figlio) venire sconvolto dalla recapitazione di una serie di videocassette anonime, accompagnate da grotteschi disegni raffiguranti la testa di un mambino da cui fuoriscono fiotti di sangue, in cui sono contenute delle riprese dell'abitazione della famiglia, in inquadrature fisse, dall'esterno. Alla fine del film non è dato sapere chi è stato a mandare le videocassette e il perchè lo ha fatto, forse non è nemmeno molto importante andare a scoprirlo, ma nel film Haneke dissemina una traccia enigmatica e soffusa forse risulta essere la chiave di tutto questo "funny games" rivelatore: nel passato del padre di famiglia c'è un episodio che egli stesso ricorda malvolentieri e con difficoltà, perchè rimosso, come fosse nascosto (cachè), o poco importante: quando era piccolo un profugo algerino che viveva in casa sua venne strappato dall'ambiente familiare a venne condotto ad un orfanotrofio, così da non poter vivere un'infanzia, un'educazione che lui (Auteul), di famiglia ricca, borghese ha potuto avere. Auteul, riceve infatti una videocassetta che mostra il tragitto che ha fatto una macchina per raggiungere in un quartiere vicino al suo, una stanza che lui non ha mai visto; decide di andarci visto che è l'unico indizio che possiede per districare la matassa di questo "intrigo". In quella stanza trova un uomo che altri non è se non quel bambino algerino che aveva subìto quello "sgarbo" dalla sua famiglia. In un secondo incontro l'uomo inviterà in casa sua Auteul e senza il minimo sintomo o preavviso si suicida tagliandosi la gola: un fiotto di sangue (quello del manifesto) imbratta il muro alla sua sinistra. E' un'immagine anch'essa gelida, controllata, ineccepibile e non arriva come una fiammegginate, allucinata sequenza di violenza astratta, no, non si avverte nulla di tutto ciò nella scena, Haneke riesce a mantenere il suo stato di allerta glaciale anche in questo frangente. Ormai tutto è deflagrato nel nome di una moralità vilipesa di cui si può sentire solo l'odore. Auteul riceve le visite di quello cheè il figlio dell'uomo, che gli dice di avere una persona sulla coscenza, e di come sia stato terribile aver trascorso un'infanzia (rubata, quella del padre) in un orfanotrofio. Nulla si sa del chi e del perchè, (ma neanche del come). Forse ua mente superiore derivante dall'altrove?
Haneke non era mai stato così chiuso. Cinema belligerante dal dentro, con un uso del piano sequenza da far impallidire, ottimi i titoli di testa e di coda.
Ma su uno ci pensa un pò gli viene da domandarsi il perchè di tutta questa messa in scena. E non ottiene una risposta. La forma in Haneke è tutto, il contenuto può anche passare in secondo piano. L'importante è che gli diano la Palma d'Oro al Festival di Cannes, cosa che purtroppo per lui, non è accaduta.

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