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Match Point

Regia di Woody Allen vedi scheda film

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La recensione su Match Point

di ROTOTOM
8 stelle

Girare giova. Girare nel senso di "filmare" come nel senso di "viaggiare". Unendo entrambe le cose il giovane genio del regista americano ne giova, appunto, affrontando tematiche lasciate per strada (Crimini e misfatti, Pallottole su Broadway)anni fa a favore di storielle annacquate grate dell'esistenza solo alla rendita immensa di cui dispone il suo talento e la sua storia cinematografica. Il genio è giovane sempre, quando si rinnova e trova nuovi sbocchi, così come le frequenti, odiate, sofferte trasferte all'estero a scopo promozionale del sempre più intristito Allen, che di indole non lascierebbe mai il proprio logoro divano in quel di New York, non lo portano ad osservare con fresco e rinnovato nerovoso cinismo tutto ciò che lo circonda. In questo caso Londra, la Londra della guida a sinistra, della City, del nevrotico snobismo dell'alta borghesia, delle emozioni contenute e dirottate verso una dialettica tanto forbita quanto asettica, senza passione o sentimento. Fastidio. Traspira questo dal film di Allen in cui un giovane ex promessa del tennis professionistico scala a colpi di racchetta, sorrisi e copule la fiducia di una superborghese famiglia dell'alta società britannica. Fino a quando la carnalità prorompente di una attricetta in via di fallimento non allunga nel predestinato luminoso futuro del freeclimber sociale, un'ombra di passione e vitalità alla quale egli non saprà umanamente restistere. Personaggio che ha lo sguardo, le labbra, la carne di Scarlett Johansson, nel film guarda caso, americana. Delitto senza castigo, sembra, quando la situazione degenera e il rampollo acquisito non è costretto al delitto per preservare il nido di infelice comoda ovatta che si è faticosamente guadagnato. La morale della fortuna è rappresentata da una pallina da tennis, che come metafora del caso, colpendo il nastro della rete può determinare la vittoria o la sconfitta a seconda da che parte del campo cada. Così, succederà anche al giovane omicida, salvato da una scelta del caso che inaspettatamente lo premierà, condannandolo impunitamente all'infelicità coniugale. Delitto e castigo, quindi, dove il castigo è rappresentato dalle rigide regole formali di una società grottesca e totalmente aliena alla realtà quotidiana e che può esistere solo come paradosso in un film agghiacciante nella sua normalità. Di agghiacciante e freddo calcolo è intrisa tutta la storia, trattato talmente con leggerezza da risultare quasi accettabile. Il calcolo della scelta della ragazza da corteggiare da parte del protagonista ( Jonathan Rhys-Meyers ) ovvero la figlia nubile di un ricco possidente; la calcolata carriera che il suocero gli permette di fare in un delle sue società in barba a qualsiasi spirito meritocratico; il freddo pianificare la nascita di un figlio da parte della nevrotica e viziata moglie che riduce l'atto sessuale ad un esercizio meccanico scandito dalla temperatura basale. Il vortice delle opportunità non smette mai di frullare la vita delle persone, una giostra dalla quale non ci si può permettere di scendere e l'omicidio della giovane amante che rischia di mandare a monte un ruolo sociale coscientemente perseguito, più che una vita, non è ne' più ne' meno freddo e calcolato delle vite della ricca famiglia londinese, ne è solo la logica conseguenza. Sia grato a Spielberg che lo produce e lo costringe a faticosi tour in giro per il mondo, visto che in America Allen ha sempre meno mercato, gli sia grato per offrirgli la possibilità di rinnovare il cinismo e le idee da esplorare con i propri film. Allen dirige senza fretta, senza virtuosismi mostrando con i tempi che servono il corollario di anime e di caratteri che circondano un mondo che evidentemente ha bisogno di tempo per farsi interpretare nel modo giusto. Costruisce il film stringendo sempre di più il campo sui due protagonisti, focalizzandone le tensioni e i duetti verbali acuendone il senso di claustrofobia e il senso di disastro imminente, sempre più presenti fino a sfociare nell'inevitabile delitto. Forse per Allen, la ragazza morta, appassionata, americana, l'unico raggio di luce e carne nel grigiore mortificatorio del rigore borghese è l'unica libera, l'unica salva. I vivi per uno scherzo di un destino benevolo con i potenti e spietato con i più deboli, preserverà dal castigo umano i colpevoli, che però continueranno a proporre le loro ipocrite vite tristemente fino alla fine costruendosi un castigo ben peggiore.

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