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Fratelli messicani

Regia di Edgar G. Ulmer vedi scheda film

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La recensione su Fratelli messicani

di marco bi
6 stelle

Anche in questo piccolo western anomalo ma affascinante per l’ originale e sottile studio psicologico, rivalutato da François Truffaut che attribuì al film l'ispirazione per Jules e Jim, ci sono I temi ricorrenti di Ulmer come il destino che si fa beffa dei nostri progetti e il rimpianto per le scelte fatte. Gradevole musica messicana!

 

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E’ facile rimanere spiazzati dalla visione dei film di questo prolifico, amorale, principe dei registi di b-movie, «nessuno ha mai fatto buoni film in meno tempo e con meno denaro di Edgar G. Ulmer (Olomouc, Repubblica Ceca, 1904 – Woodland Hills, California, 1972)» dice Peter Bogdanovich. A volte sgangherati ed illogici perché girati in fretta e furia (anche in soli 5 giorni) rompendo i soliti schemi produttivi, utilizzando attori poco famosi ma mettendoci tanto ingegno, inventiva, libertà creativa, spaziando in tutti i generi ribaltandone le prospettive. Tanti suoi lavori sono andati persi ma alcuni sono diventati geniali cult movie come l’imprescindibile noir ‘Detour’ (1945), gli horror ‘The Black Cat’ (1934) e ‘La follia di Barbablu’ (1944) e il fantascientifico ‘L’uomo dal pianeta x’ (1951). Allievo e collaboratore scenografo di Murnau (ma anche di Max Reinhardt), in diversi film dimostra di avere imparato molto dal maestro, come l’uso di scenografie distorte che sapientemente illuminate producono suggestive ombre allungate.

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Fratelli messicani [The Naked Dawn... l’alba (o l’aurora?) nuda] fu proiettato nel 1955 al festival di Venezia in sostituzione di ‘Profondo come il mare’ di LITVAK, ma pubblico e critica, che si aspettavano il film con Vivien Leigh, non gradirono e lo liquidarono come film ‘di bassa lega’. Curiosità: si racconta che Renato Rascel sia uscito dalla sala durante la proiezione e sia andato a giocare al casinò dove perse tre milioni di lire!

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Santiago (Arthur Kennedy mattatore assoluto in una delle sue migliori interpretazioni) è un ex contadino messicano beffato da una rivoluzione per il possesso delle terre conclusasi con la prigionia. Disilluso, avido di compagnia e di piaceri, diventa un bandito e compie un furto in cui muore il suo compare. Mentre va a vendere la refurtiva conosce una coppia di giovani peones (che non si amano), il sempliciotto Manuel (Eugene Iglesias) e l’inquieta Maria (Betta St. John). Manuel con il suo camion porta Santiago dal ricettatore che cerca di truffarli e loro gli rubano un bel gruzzolo di soldi e vanno a divertirsi in una locanda dove tra tequila, balli, e una bella scazzottata, nasce una tempestosa amicizia. Tornato nella sua modesta casa Manuel ospita Santiago per la notte ma accecato dall’ avidità e dall’alcol cerca di ucciderlo per derubarlo. Poi picchia la moglie e lei stanca di quella vita vorrebbe cambiare il suo futuro partendo con Santiago che non è indifferente al suo fascino ma la polizia è sulle loro tracce... e arriva il finale tragico ma bello!

 

  

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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