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PTU

Regia di Johnnie To vedi scheda film

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Dom Cobb

Dom Cobb

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su PTU

di Dom Cobb
8 stelle

Johnnie To è un autore prolifico. Curiosamente prolifico, perchè la sua vasta produzione si divide quasi equamente tra noir e polizieschi (che risultano essere i suoi film più personali) e commedie romantiche. Generi cinematografici molto diversi, che però, in questo caso, rappresentano le due facce della stessa cifra filmica del regista. PTU è uno dei film forse più sentiti ed inseguiti da To, come dimostra la sua originale genesi produttiva: il film, infatti, è stato girato a più riprese, nell'arco di ben due anni, nei ritagli di tempo tra altri film dello stesso To. Interamente notturno, PTU segue, nell'arco di un turno lavorativo, le vicende del sergente Lo, il quale viene pestato da un gruppo di teppisti e perde la propria arma di servizio. Quindi chiede aiuto al suo collega ed amico sergente Mike, capo di una squadra della PTU (l'Unità Tattica della Polizia, in perlustrazione della città) per ritrovarla prima della fine del turno di servizio e prima che se ne accorga una poliziotta della sezione disciplinare, che si trova sulle sue tracce. Il sergente Lo, va detto, non è affatto la figura del poliziotto modello, in quanto approfitta della propria posizione per mettere in atto piccoli sosprusi, come per esempio avere il posto auto più vicino o il posto al ristorante più comodo: sarà proprio uno di questi suoi atteggiamenti che porterà alla rissa con i teppisti e alla conseguente perdita della pistola. Inoltre, lungo il film, si vedrà anche che il robusto poliziotto è in amicizia (d'affari) con un padrino mafioso locale, a cui, nella stessa sera, è stato ucciso il figlio da un mafioso rivale. A To bastano pochi tratti per descrivere l'amicizia che lega il sergente Lo al sergente Mike: appena saputo del fatto, Mike, assieme ai suoi uomini, non esita a violare gli ordini di servizio per battere al tappeto la città ed aiutare il collega/amico. Così la PTU, mentre rastrella in maniera spiccia la città, entra in contatto con la piccola criminalità locale che di notte "prende vita", mentre il sergente Lo viene coinvolto dal padrino mafioso nei preparativi per vendicare l'uccisione del figlio. Anche il personaggio della poliziotta della sezione disciplinare risulta essere tutt'altro che simpatico o giusto nelle proprie azioni: per tutto il film mantiene la spocchia da burocrate, dimostrandosi autoritaria nei confronti dei colleghi, ma rivelandosi, in effetti, una mediocre agente, tanto da non saper fare di meglio, nel corso della sparatoria finale, che nascondersi sul sedile posteriore della propria auto per la paura. Nel film di To la notte pare infinita ed implacabile ed anche la città di Hong Kong assume dei contorni surreali, quasi spettali. Le strade, di giorno perennemente intasate di traffico e pedoni, ora sono completamente deserte ed illuminate dai lampioni; gli unici esseri umani presenti pare che siano solo i poliziotti ed i criminali e la stessa città pare che diventi quasi una quinta teatrale dove i personaggi entrano ed escono dalla scena. L'unica eccezione è data da un curioso e solitario bambino in bicicletta (a cui viene dedicata anche l'inquadratura finale del film) che "se ne va a passeggio" per le strade della città e che i protagonisti incontreranno più volte nel corso del film: quasi un tocco ironico del regista. Alla fine di questa notte, tutti i protagonisti convergeranno ed si incontreranno a Canton Street, dove avverrà la resa dei conti e dove il sergente Lo, per un altro ironico caso del destino, ritroverà la propria arma. "Spari due colpi da mettere nel suo rapporto" consiglia il sergente Lo alla paurosa funzionaria e, mentre tornano alla centrale di polizia, il sergente Lo, il sergente Mike della PTU e la poliziotta registrano un'unica versione del rapporto di servizio che possa essere accettabile per tutti quanti. Insomma, pare suggerirci To, non può esistere una sola verità oggettiva, in senso unico ed assoluto, ma una verità fatta da tanti punti di vista personali. Una verità relativa e, soprattutto, "conveniente" per chi la racconta.   

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