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Ichi the Killer

Regia di Takashi Miike vedi scheda film

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La recensione su Ichi the Killer

di maghella
10 stelle

Ichi...è il film più divertente che abbia visto negli ultimi tempi. Tratto da un fumetto manga di Hideo Yamamoto, Miike ci regala quelle che sono le movenze, le espressioni, le posture dei vari personaggi, che sulla carta stampata lasciavano alla immaginazione tutto quello che il regista giapponese riesce invece a completare con le immagini.

 

Due personaggi, quello di Ichi e di Kakihara, che viaggiano al limite tra il sadomasochismo e il sadismo, utilizzando un linguaggio grottesco e impressionante, che non sconfina mai nel ridicolo. Subito, dall'inizio, le scene penetrano come lame, preannunciando già quella che sarà l'arma di morte di Ichi. Immagini veloci, seguite da frammenti rallentate che fermano espressioni o gesti che altrimenti sfuggirebbero, aiutano ad entrare nel mondo di lotta tra bande, con boss e padrini prepotenti e feroci, che utilizzano torture e omicidi per arrivare ai loro scopi.

 

Ichi è invece un pseudo paladino, psicopatico, che cerca vendetta verso alcuni bulli che alle scuole medie lo avevano maltrattato e umiliato. Con una tuta da supereroe posticcio, spia atti violenti e di stupro verso una prostituta, e lascia il suo sperma sulle piante del terrazzo, come una firma, riusciamo a scorgerne il nome. Ichi taglia le sue vittime, lasciando frattaglie per tutta la stanza, che poi una squadra di uomini prontamente va a ripulire. Ma non è animato da un vero senso di vendetta, in verità i suoi ricordi sono indotti da un cinese, che cerca di pilotare la sua violenza per eliminare i boss delle bande avversarie.

 

Kakihara, l'avversario, aspetta Ichi, per riuscire finalmente a godere del puro dolore che spera di ottenere dalla sua ferocia. Sadomasochista, gode nella sofferenza, il suo volto è una cicatrice unica, che segna in due croci fronte e occhi, e la bocca è un lungo ghigno che tiene unito da due anelli, levandoli, diventa un orribile vortice appuntito, mostruoso.

Kakihara è il personaggio più affascinate, proprio per la sua postura, un po' ciondolante, stanca e annoiata, non si sorprende di niente, di nessun orrore. Con le spalle ricurve, biondo platino, vestito come un Jolly Jocker metropolitano, alla ricerca spasmodica di un avversario alla sua altezza, si auto punisce amputandosi da solo un pezzo di lingua, tortura con ganci e olio bollente chi pensa abbia informazioni utili, nonostante tutto risulta comunque simpatico.

 

Spiegare altro della trama varrebbe a poco, è assurda, e comunque serve solo come supporto a quella che è una lunga sequenza di scene violente, ma non gratuite, a una passerella di personaggi grotteschi, con psicologie curate nei dettagli, davvero come un tratto di china nei fumetti, si capisce tutto da un'espressione, una camminata, uno sguardo. Miike racconta il disagio di un timido frustrato psicopatico che diventa l'idolo di un sadico masochista, lo fa con divertimento e originalità, usando una colonna sonora di supporto davvero notevole che sottolinea i passaggi più convincenti.

 

La scena che preferisco: l'ultimo inseguimento di Ichi con Kakihara, la corsa per le scale del palazzo, l'arrivo sul tetto, l'attesa di Kakiahara per il finale doloroso tanto ambito, il duello che non arriverà come aveva sperato, la macchina da presa che ci fa saltare in alto con Ichi, le penetrazioni di lame e aghi nelle carni, la supplica di Kakihara per un duello, il pianto lagnoso di Ichi (“siete tutti degli egoisti”, dice Kakiahara, deluso per la mancata lotta), la musica, gli occhi vuoti e sorpresi di Kakihara, il buio del suo cervello penetrato dai suoi aghi, l'urlo di Ichi, e di nuovo la soddisfazione di una morte insperata: il volo finale di Kakihara, una morte quasi angelica per chi aveva sperato in dolorose torture e una morte lenta, è il vero finale a sorpresa di questo film?

 

 

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