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The Jacket

Regia di John Maybury vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Jacket

di maurizio73
6 stelle

Reduce della (prima) guerra del golfo (1991) affetto da amnesia post traumatica, viene ingiustamente accusato dell'omicidio di un poliziotto e internato in una clinica psichiatrica dove viene sottoposto a trattamenti sperimentali di condizionamento della memoria. Proiettato in una sorta di balzo temporale nell'anno 2007, scoprirà di poter modificare il destino di una giovane donna conosciuta anni prima ancora bambina e di essere morto nel 2003 in seguito ad un trauma subito in clinica o forse di non essere affatto sopravvissuto alla guerra.
Ripercorrendo le 'strade perdute' di Lynchiana memoria o le regressioni temporali di amniotici 'stati di alterazione', tra i 'paradossi di conoscenza' sentimental-filosofici di un 'Donnie Darko' ai tempi di 'Desert storm' e le claustrofobiche esperienze sensoriali di un relitto umano imprigionato nel macabro sarcofago di una asettica 'morgue da campo'
('E Johnny prese il fucile' - 1971 - Dalton Trumbo) oppure relegato nel limbo di una clinica psichiatrica popolata dalla variopinta galleria di una umanità terminale ('Qualcuno volò sul nido del cuculo - 1975 - Miloš Forman), John Maybury costruisce un complicato thriller psicologico che sconfina presto nel fantastico o nel metafisico. Pachwork di citazioni e suggestioni cinefile e letterarie assortite, è un film che devia dalla facile tentazione della parabola antimilitarista per concentrarsi piuttosto su una struggente deriva sentimentale e sulle complicate elaborazioni teoriche di un multiverso fantasmagorico che solo il cinema sa riprodurre quale strabiliante evoluzione tecnologica di un rudimentale e primitivo caleidoscopio. Uno straniante andirivieni temporale alla ricerca della verità e del senso della vita (l'amore,la morte,il tempo; non necessariamente in quest'ordine) che strizza l'occhio al buonismo da 'festività natalizie' di una lontana e generosa tradizione Hollywoodiana ('La vita è meravigliosa' - 1946 - F.Capra) rinverdita dalle acrobazie concettuali e visive di un cinema sempre più in crisi di idee e soggetti originali. Forse eccessivamente cervellotico e macchinoso, eccede nel facile sentimentalismo di una impossibile storia d'amore e negli inverosimili risvolti di una pretestuosa incoerenza (la tragica casualità di un efferato omicidio che condanna il reduce-fantasma alle torture rivelatrici di un crudele esperimento clinico) ma riesce a trovare momenti di efficace tensione drammatica (anche grazie all'ottimo protagonista maschile) e riuscite folgorazioni visive. Casting studiato di interpreti 'adatti al ruolo' (dalla maschera incartapecorita di un carismatico Kris Kristofferson alla malsana bellezza di una pallidissima Jennifer Jason Leigh, dallo sguardo spiritato di uno smarrito e dolente Adrien Brody alla sensualità androgina di Keira Knightley) sotto l'egida di una prodigiosa joint-venture di addetti ai lavori (George Clooney e Steven Soderbergh). A volte ritornano.

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