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L'uomo che ho ucciso

Regia di Ernst Lubitsch vedi scheda film

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La recensione su L'uomo che ho ucciso

di LorCio
7 stelle

Lontani dalla sua filmografia scoppiettante e travolgente, questo film appartiene alla produzione minore del divino Lubitsch ma ancor di più appartiene alla coscienza europea. Con questa categoria voglio considerare quei film che, a cavallo tra le due guerre, cioè tra l’elaborazione del lutto bellico del quattordici-diciotto e l’inconscia premonizione del prossimo disastro del trentanove, hanno proposto racconti funzionali all’intento pacifista del temporaneo momento di tregua.

 

Fondato sulla tragedia di un militare francese che si reca nella casa della famiglia di un soldato tedesco che ha ucciso in trincea, è un tormentatissimo dramma sul tema della responsabilità (nazionale che si riversa sul singolo, che è a sua volta un esempio della nazione di cui fa parte) e su quello del perdono (possibile perdonare chi ha ucciso pur nel contesto della guerra?), un filino melodrammatico e quasi teatrale nella struttura, che veicola un maturo, complesso e sofferto messaggio di fratellanza fra i popoli europei.

 

L’interesse di Lubitisch è probabilmente di matrice civile e certo lo propaga all’interno di una cornice che gli è congeniale (la casa borghese; l’equivoco del francese creduto amico della vittima) e nell’ambito di un’opera piccola e stilisticamente lineare. Naturalmente andrebbe visto alla luce di ciò che i tedeschi, qui rancorosi, avrebbero commesso di lì a pochi anni. Eccellente interpretazione di Lionel Barrymore nei panni del padre disperatamente sommesso ed annichilito dalla morte del figlio.

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