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Flash Gordon

Regia di Mike Hodges vedi scheda film

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La recensione su Flash Gordon

di maso
7 stelle

La prima riflessione che scaturisce analizzando "Flash Gordon" è un sano e sincero -Meno male!-.

Meno male che De Laurentis deteneva i diritti sul fumetto nato dalla penna di Alex Raymond, altrimenti George Lucas non avrebbe mai partorito "Star Wars" proprio perché il suo intento primario era realizzare un film su questo soggetto ma vista l'impossibilità di farlo ideò una storia tutta sua che ha comunque molti tratti di questo storico fumetto americano.

A sua volta De Laurentis trovò più che appropriato realizzarne un film all'indomani del clamoroso successo del capolavoro di Lucas e a conti fatti il risultato non è per niente catastrofico come molti hanno detto e scritto.

Il film è stato tratteggiato da Hodges e i suoi scenografi come un fumetto, pregno di un'atmosfera kitch and cheese gustosissima che riporta sulla pellicola la grafica coloratissima delle tavole di Raymond e in un paio d'ore svolge la parabola del nostro eroe interplanetario che con la sua grinta da navigato campione di football riesce a far alleare tutte le forze in disaccordo del pianeta Mongo per sconfiggere Ming il crudele che tiranneggia senza pietà e cosa ancor più importante salva la terra da una catastrofe inevitabile senza il suo intervento.

Il cast internazionale composto da cognomi famosi e qualche grande attore valorizza la qualità del prodotto: Von Sydow è adatto al ruolo del dispotico Ming, la Muti e la Melato sono in parte e fanno valere rispettivamente la bellezza nel ruolo della principessa Aura e la professionalità in quello del generale Gala, grandiosa la prova di Timothy Dalton nel ruolo del principe Barin signore di Arborea proprio perché questo personaggio era cocciutissimo nel fumetto come nel cartone epocale della Filmation e Dalton rispetta da ottimo attore qual è questo spigoloso aspetto caratteriale oltre ad essere come sempre affascinante, altrettanto memorabile è Vultan il re degli uomini falco interpretato da un Brian Blessed gigione al punto giusto e la sua immagine sembra ricalcata sulla sagoma del cartone della Filmation di sicura ispirazione per Hodges, diverge invece da questo cliché il dottor Zarkov interpretato da quel fenomeno di Topol, come sempre uno spasso da vedere per la simpatia irrefrenabile della sua indole e credo questa caratterizzazione del personaggio non sia inappropriata al tono del film, in più la sequenza del lavaggio del cervello oltre ad essere genuinamente disturbante dimostra per l'ennesima volta le immense doti di questo attore israeliano da me molto amato che pare abbia fornito immagini dei suoi vecchi film per il montaggio frenetico del regresso della memoria.

Le note dolenti sono suonate purtroppo dai due protagonisti assoluti Flash Gordon e Dale Harden, con questo non voglio dire che Sam J. Jones e Melody Anderson non siano adatti ai loro ruoli ma sono due scelte troppo anonime per essere gli eroi della storia, Sam J. Jones è un pessimo attore che ha le doti atletiche adatte e manca clamorosamente sotto l'aspetto caratteriale carismatico di Flash Gordon, devo ancora citare il mitico cartone della Filmation dove Gordon oltre ad essere ambito da tutte le creature femmina di Mongo era scaltro irresistibile per i suoi avversari che diventavano suoi alleati cammin facendo, Melody Anderson è caruccia e niente di più, non è sexy e per niente affascinante, ci voleva una super gnocca di quel periodo e ce ne erano tantissime come Farah Fawcett, Tanya Roberts, Lois Chiles, Caroline Munro, queste si che giustificavano l'arrapamento di Ming.

Nel bene e nel male le caratteristiche sono lo sfarzo pacchiano di costumi e scenografie azzeccatissime, un utilizzo eccellente degli effetti visivi a disposizione, la mancanza di un personaggio pittoresco come Thun l'uomo leone che è diventato il principe nero ucciso da Ming all'inizio, umorismo eccessivo in alcuni tratti come quando viene fuori Mike Bongiorno dalla bocca di Flash Gordon e un sound targato Queen assolutamente meraviglioso, negli strumentali e nella title track che rappresenta un gioiello strutturato in maniera geniale da Mercury e soci: la pulsazione iniziale del basso sovrapposta a un tasto del piano e la cassa della batteria esplode su un "Flash" pronunciato da Mercury e la scarica di un fulmine, scaturisce poi nell'hammer on ostinato alla chitarra di May fino alla melodia cantata, ennesima prova del talento a 360° dei Queen, l'effetto sui credit iniziali alternati alle immagini di Flash tratte dai fumetti storici di Raymond è di fortissimo impatto attrattivo per gli occhi e l'orecchio dello spettatore.

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