La recensione su Fitzcarraldo

FITZCARRALDO (1982) di Werner Herzog.

SERRANDE CHIUSE PER FITZ.

Posteggi lo scooter e d'improvviso ti coglie la fame, i crampi allo stomaco ti ricordano la cena. Magic Matty è sprofondato nei suoi pensieri serali, ma il suo sorriso stampato ti ricorda perchè sei lì, perchè hai saltato cena. Ti offre una sigaretta (non sa che non fumi). Allunga le gambe a metà terrazzo e tamburellando sul tavolino metallico, pronuncia trionfante le uniche parole che (in quel preciso istante medesimo) desideravi ascoltare << il videoproiettore è caldo. Fitzcarraldo ci aspetta >>. Non abbracci e baci Magic Matty, solo perchè in quella sua postura "sdraiata", rivedi te stesso qualche decennio fa, con il desiderio di non essere disturbato. Farinata di ceci e di grano. Ne acquisti una quantità soddisfacente dal Forno di Paese. Sconto compreso. Ritorni dal giovane amico, rigorosamente in scooter, con l'idea di dividere il companatico. Ti svela che è a dieta ferrea. Spilucchi farinata dalla carta oleata. Farinata, olio e cinema. Magic Matty racconta del Dams, del suo Amore per il Cinema e per Herzog in particolare. Da qui, la scelta di proiettare questa sera, Fitzcarraldo. Scelta felice e condivisa anche dagli altri tre amici, che in tempi diversi, raggiungono la sala di fortuna. Fortuna è averne sale così. Il pc collegato al videoproiettore, click alle luci. GianniSv66 decide per la poltrona numerata, a fondo sala. A Beauty Andrew nessuno può strappare la prima fila. Mentre Big Simon decide di sedersi accanto a te, che da anni scegli la seduta di testa, " perchè non si sa mai, se uno vuole alzarsi, non deve rompere a nessuno". Giuseppe Verdi irrompe sullo schermo e la forza ridondante dell' Hernani ci rapisce. D'un tratto quel muro bianco proiettato diventa palco, diventa musica e sogno. Poi Kinski e la Cardinale, il pugnale di Caruso e la non voce di Sarah Bernhardt. Il mondo degli affari a metà '800, lo sfruttamento dissennato dell'Amazzonia e il dramma del genocidio indios. Su tutto il potere del sogno: il desiderio irrealizzabile come fine ultimo. Nel frattempo la farinata ha deciso di bussare al tuo stomaco. Una bottiglietta di the freddo prova a intervenire nella digestione. Big Simon si accompagna a una birretta, decisamente più in sintonia con i suoi anni verdi.La nave è bloccata.Klaus Kinski, il cui volto merita un film a parte, agita le menti e i cuori. Il sudore degli indios, impegnati nell'Impresa, sgorga dala pellicola e scorre sotto i nostri piedi, invadendo i divanetti in legno scomodo( l'architetto che ne ha consigliato l'acquisto, considerava la comodità un optional). Un'ombra fugace attraversa la proiezione: anche GianniSv66 necessità di liquidi. Magic Matty in preda ad un rapimento estatico, da fondo sala, governa imperterrito la macchina del sogno.Perchè di un sogno stiamo scrivendo. Il sogno di Herzog che a meno di 40anni di età, dirige il sogno di Brian Sweeny Fitzgerald che sogna di far sognare le popolazioni indigene attraverso le melodie di Caruso. Ma é anche il sogno di "cinque ragazzi", che sognano di essere in una sala vera per abbeverarsi al Rio delle Amazzoni e dissetarsi del desiderio di Cinema.Anche questa volta Werner è riuscito nell'Impresa, la barca è di nuovo a Iquito e "i cinque" sono a bordo con Fitz: ognuno con i propri gusti e i propri limiti, ma uniti dall'Impresa impossibile del Cinema in Paese. I puritani ci ricordano che la magia è finita. Oltre le Serrande Chiuse la desolazione incombe. L'ultimo ad abbandonare la sala è Beauty Andrew : poche parole e una luce negli occhi, la stessa di Fitzcarraldo/Kinski, che con il capello giallo al vento di poppa e il viso spigoloso rivolto a prua, ci indica un nuova Frontiera da abbattere.