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Pioggia nera

Regia di Shohei Imamura vedi scheda film

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La recensione su Pioggia nera

di OGM
8 stelle

La pioggia nera è il fall out della bomba nucleare di Hiroshima: e, in senso metaforico, è l’insieme dei postumi fisici e morali di un’ecatombe che, come le radiazioni, si attacca per sempre alla pelle di chi ha avuto la disgrazia di trovarsi al momento sbagliato nel luogo sbagliato. Il dramma della famiglia Shizuma, formata da Shigematsu, dalla moglie Shigeko e da Yasuko, la nipote orfana che i due coniugi hanno adottato alla morte della madre, si consuma lenta, negli anni, con l’angoscioso ritardo tipico delle malattie silenti, che si insediano nel corpo come ordigni ad orologeria,  mantenendo segreta l’ora dell’esplosione. La loro presenza è come una macchia invisibile, che segna, però, un’inesorabile condanna a morte, preceduta dall’emarginazione sociale che da sempre affligge gli appestati. Shigematsu non può più lavorare, Yasuko non trova un uomo che sia disposto a sposarla, e così a loro, e agli altri reduci della guerra, non resta altro che il ritiro nelle campagne, dove, per altro, il loro benessere è minacciato dalla recente riforma agricola, e dal conseguente esproprio dei terreni. In questo sperduto angolo di mondo, in cui la pesca delle carpe è l’unico passatempo, giungono a stento gli echi della città, sottoforma di sporadici arrivi di veicoli a motore, che fanno impazzire il povero Yuichi, rimasto traumatizzato dalla funzione che svolgeva sotto le armi: aspettare i carri armati nemici per lanciarvi contro le granate. Il villaggio, che ospita anche la giovane Fumiko, ragazza dalla dubbia reputazione, e l’anziana Kin, madre di Shigematsu, che scambia la nipote per la sua defunta figlia, assume così il carattere di una colonia di reietti, di individui senza speranza di reinserimento nella società, che cercano di sostenersi a vicenda, ma che, via via, diventano sempre più deboli, perdendo progressivamente la salute, la vista, la ragione. Imamura riprende, dal romanzo di Masuji Ibuse, l’inedita tragedia che si nasconde in questa agonia del tempo di pace che è ben più crudele della morte in tempo di guerra, perché giunge in un momento in cui la solidarietà umana si è esaurita, ed i ricordi del recente conflitto non giungono graditi alla coscienza di un popolo che vuole dimenticare la distruzione e la sconfitta e guardare avanti, verso una nuova realtà che seppellisca l’insostenibile dolore del passato.

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