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Ecco l'impero dei sensi

Regia di Nagisa Oshima vedi scheda film

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La recensione su Ecco l'impero dei sensi

di carlos brigante
8 stelle

(Ecco) l'impero dei sensi è un'opera che va metabolizzata nella post-visione e che a volte, troppo frettolosamente, viene bollata come film noioso e fine a se stesso o, dall'altra parte, come "cult" a causa, soprattutto, dell'alone di "film maledetto" che si è "guadagnato" sin dalla sua uscita. A mio avviso bisogna, invece, rifletterci su ancora un attimo.
Una giovane cameriera, Abe, si invaghisce e finisce tra le "grinfie" del suo vizioso padrone, Kitzi. Inizia così una spirale di sesso via via sempre più estremo (e ossessivo) che si concluderà in maniera drammatica. Eros e Thanatos; passione e morte; piacere e sadismo/masochismo.
Oshima non ha mai nascosto le sue fonti (Bataille, von Masoch, De Sade) e appoggiandosi ad un fatto realmente accaduto nel rigido Giappone ultramilitarista del 1936, porta in scena la passione, il sesso libero ed esplicito, il legame che unisce in maniera inscindibile eros e thanatos appunto. Abe e Kitzi si uniscono ripetutamente e il rapporto si fa poco alla volta sempre più estremo (e deviante?). Più che due anime che si uniscono, Abe e Nitzi sembrano rimanere sempre due corpi che si uniscono. La carnalità è l'asse su cui ruota la loro vita di coppia. Con il corpo, e dentro il corpo, si può e si deve fare tutto: mangiare, pisciare.....respirare.
L'etichetta di film erotico è poco esaustiva. Il rapporto, come la figura stessa di Abe, si evolve, muta. I primi approcci sessuali sono gioiosi e hanno una forte carica erotica. Poi, diventano più "disturbanti" e lo spettro della morte aleggia in maniera sempre più pressante a fianco dei due protagonisti. La stessa figura di Abe muta: da fanciulla sottomessa al suo uomo, si trasforma in una sorta di Ape Regina che ha bisogno continuo di linfa vitale; e Kitzi è il suo fuco.
Oshima mette in scena questo "rituale della carne" in maniera impeccabile dal punto di vista estetico.
Poche carrellate si alternano a sontuose oggettive in cui la fissità della mdp lascia campo libero agli amplessi. Lo spazio ripreso è profondo; la precisione geometrica dell'inquadratura si unisce perfettamente ad una fascinosa policromia in cui il rosso è sempre presente. Il rosso, appunto, della carne, della passione.....del sangue.
Tra il mirabile e il trascurabile vi è differenza. A mio avviso, un'opera di sicuro pregevole...

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