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Dèmoni

Regia di Lamberto Bava vedi scheda film

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George Smiley

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La recensione su Dèmoni

di George Smiley
8 stelle

Rocambolesco ai limiti del pacchiano, Dèmoni di Lamberto Bava è tuttavia un delizioso gioiello di genere per chi ama effetti splatter veramente disgustosi e una regia mossa e ritmata che non concede respiro alcuno, con una premessa geniale e una colonna sonora firmata Simonetti ancora una volta impeccabile. Coattissimo horror-cult italiano.

Aaaah gli anni '80, che bel periodo per il cinema di genere, l'ultimo decennio in cui in Italia ne abbiamo sfornato di ottima qualità (basti pensare a Inferno e Phenomena di Dario Argento). Dèmoni, diretto dal figlio d'arte Lamberto Bava, è proprio figlio dei suoi tempi: trama esile esile, attori abbastanzi cani e personaggi ridotti a carne da macello, effettacci splatter di Sergio Stivaletti da far vomitare per davvero (non nel senso che siano fatti male, ANZI, in vita mia poche volte ne ho visti di così disgustosamente riusciti), ritmo mozzafiato e una colonna sonora di Claudio Simonetti a condurre le danze, senza contare tutte le trovate di regia di Bava figlio che, pur lontano dagli standard di quel fenomeno del suo babbo, dà prova di saperci fare mica poco. Insomma, un divertimento disgustosamente perfetto, raccapricciante al punto giusto e senza impegno nè velleità artistiche, ma quanto mestiere ci hanno messo nel realizzarlo! Un film cazzone perfetto per una serata fra amici, spassoso e chiassoso e che a molti potrà far arricciare il naso e strillare al trash, ma che non può non piacere agli appassionati dell'horror all'italiana. Già la premessa è geniale: un gruppo di persone è stato invitato in un cinema nel quale viene proiettato un film horror sugli zombie e sfiga vuole che durante la proiezione, a mo' di contagio, le persone iniziano a trasformarsi una dopo l'altra in zombie, esattamente come nel film che stanno guardando. Bava dunque omaggia il cinema horror riconoscendogli il ruolo fondamentale di generatore di mostri capace di materializzare e rendere reali le nostre paure e il lato oscuro dell'immaginazione, spargendo la paura fra gli spettatori che a loro volta la trasmetteranno a coloro che stanno fuori dal cinema, a dimostrazione del potere e dell'incidenza che la settima arte ha avuto sulla vita dell'uomo comune. Goliardica la scelta di far finire il primo tempo dei due film, l'uno contenuto nell'altro, nello stesso momento come in un gioco di scatole cinesi, lodevole la capacità di servirsi sia del contenuto che del contenitore per generare la suspence ed efficace l'inaspettato doppio finale. Nell'epilogo c'è spazio anche per un senso di apocalisse mutuato da Fuga da New York e L'Alba dei Morti Viventi, a concludere le suggestioni create dal demoniaco tour de force italiano che infatti piacque anche all'estero e non poco. Un delizioso prodotto di genere tutto da gustare.

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