Regia di John Carpenter vedi scheda film
Un horror d'autore; un horror (spesso) del non visto, o meglio, dell'intravisto, del percepito. Lo spettatore viene catapultato immediatamente al centro dell'azione per mezzo dell'angosciante soggettiva iniziale. Si è già letto e riletto mille volte della "ossessione" che Carpenter fa dell'uso della soggettiva e dunque non mi addentrerò in questo "ripetitivo" argomento. Le sue inquadrature sono "furtive". Egli sbircia e ci fa sbirciare. L'uso della profondità di campo; il gioco delle ombre e dei colori; la claustrofobia opprimente; la dilatazione dei tempi e il gioco dell'attesa unito al giusto tempo della colonna musicale (e dei rumori) portano la suspense ad essere continua ed assillante. Carpenter non ha fretta di dire e di mostrare. Per circa un'ora non avvengono spargimenti di sangue e il malessere urbano (e della società?), rappresentato da un individuo che agisce seguendo il proprio istinto privo di un fine preciso, è presentato senza scadimenti moraleggianti e senza buchi nella sceneggiatura. Romero lo definì "l'horror perfetto"? Difficile forse dargli torto.... Non si può uccidere "l'Ombra della strega" e perciò l'orrore non ha fine......continua ad assalirci intaccando la nostra quieta routine quotidiana....
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