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Finché c'è guerra c'è speranza

Regia di Alberto Sordi vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Finché c'è guerra c'è speranza

di hallorann
4 stelle

Nella galleria di italiani interpretati da Alberto Sordi il mercante d’armi Pietro Chiocca occupa uno degli ultimi posti in quanto a simpatia e presa cinematografica. Rivisto oggi FINCHE’ C’E’ GUERRA C’E’ SPERANZA provoca disgusto, irritazione, non fa ridere e non indigna. Sordi soggettista e regista, come scritto da tanti, induceva nel moralismo e dal punto di vista stilistico era un erede rozzo di Zampa, convinto poi che bastassero una risata e una parolaccia per fare una battuta e aggiustare tutto. Non sempre poteva funzionare.

 Chiocca è un ex rappresentante di pompe idrauliche convertite in lancia missili, passato dunque con questa invenzione a vendere armi per una piccola ditta, per poi (viste le continue esigenze consumistiche familiari) approdare con una cialtronata presso un facoltoso uomo d’affari di Montecarlo. Inarrestabile, dotato di forte autostima e ambizione vende armi, bombe, carri armati e aerei a dittatori africani, dirotta voti parlamentari a suon di corruzione. La famiglia è più avida di lui, composta da moglie e zio dediti al gioco e alle belle macchine, e da tre figli adolescenti. L’incontro con il giornalista di sinistra Zini del CorSera gestione Piero Ottone appartiene al bilanciamento due pesi e due misure del discorso Sordiano. Chiocca, che ha appena concluso un grosso affare con il corpulento generale portoghese Gutierrez, raggiunge la postazione del capo dei guerriglieri oppositori (chiamati da lui ribelli) per svenderli le armi dismesse del dittatore. Ma Dada, la mignotta offerta gentilmente dal generale, le ha infilato una microspia nella valigetta (ogni regime ha le mignotte che si merita). Scoperto il rifugio il villaggio viene bombardato senza pietà dai caccia (quali? quelli appena acquistati? ma non è l’unico errore). Sta di fatto che Chiocca prende coscienza che le sue bombe fanno male (ma va?), torna in Italia e (questo è uno dei pezzi peggiori del film) la famiglia borghese di mostri gli mette il muso e gli urla in faccia vergogna! L’inviato di guerra Zini lo ha sbattuto in prima pagina “Ho incontrato un mercante di morte”, “Il Cobra tra le sue vittime” ed ecco l’indignazione. Ma come dice lo zio Alessandro Cutolo: ”Di quel giornale tra 15 giorni, nessuno se ne ricorderà più…” (la battuta più lucida e attuale della pellicola). Ben detto, Pietro prima di andare a farsi un pisolino intima i familiari: armi=soldi=agiatezza e beni di lusso; pompe idrauliche=addio benessere. Dopo tre quarti d’ora di sonno la cameriera lo ridesta, Chiocca può riprendere a piazzare granate e bombe al napalm.

 

La morale di Sordi, se si vuol spezzare una lancia a suo favore, arriva a destinazione di qualsiasi spettatore, d’altronde essendo un comico nazionalpopolare lui mirava a quel tipo di pubblico e non sbagliava. Però la critica/satira di costume oltre che superficiale spesso scade(va) nel qualunquismo. FINCHE’ C’E' GUERRA C'E' SPERANZA venne girato in Senegal (lingua ufficiale il francese), nella scena del posto di blocco nel paese africano in cui si parla portoghese (presumibilmente l’Angola o il Mozambico come seconda scelta) in un cavalcavia appare la scritta Senegal. Se non Sordi almeno l’aiuto regista Carlo Vanzina o l’assistente Marco Risi potevano farglielo notare?

 

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