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Closer

Regia di Mike Nichols vedi scheda film

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La recensione su Closer

di michemar
8 stelle

Due coppie, quattro persone. Le loro vite si incontrano e si scontrano provocando, volontariamente o casualmente, una sequenza a catena di relazioni, flirt, bugie, tradimenti, gelosie, sesso, che mette in luce la vacuità dei legami, e la debolezza (in particolare maschile) nel saperli gestire.

Il compianto Mike Nichols venne spesso tacciato di essere troppo votato al buonismo, di essere insomma poco cattivo nel parlarci dei rapporti umani, in particolare di quelli sentimentali. Ciò che succede infatti tra uomo e donna lo possiamo narrare in tante maniere ma quasi sempre possiamo ridurlo a due soli canovacci: il sentimentalismo o una guerra senza vincitori e vinti. Molti però dimenticano l’esordio accattivante e “cattivo” del regista: Chi ha paura di Virginia Woolf?, dove la coppia (la sensazionale Taylot/Burton) si scontra in una battaglia totale a tutto campo fino ad esaurire le proprie forze per arrivare ad una maggiore comprensione tra loro, ma solo alla fine. Closer non è così totalizzante, non ha così tanta cattiveria, anzi Nichols è parsimonioso perfino nel dosaggio della necessaria quantità di cinismo che sarebbe servito, ma questo non vuol dire che ci va per il sottile, anzi.

 

Due coppie, quattro persone. Le loro vite si incontrano e si scontrano provocando, volontariamente o casualmente, una sequenza a catena di relazioni, flirt, bugie, tradimenti, gelosie, sesso, che mette in luce la vacuità dei legami, e la debolezza (in particolare maschile) nel saperli gestire. Romanticismo, materialismo ed egoismo diventano così piacere e dolore. L’imprinting teatrale è subito evidente, essendo tratto il film dall'omonima opera teatrale di Patrick Marber, che ne ha scritto anche la sceneggiatura, risultata anch’essa efficace e graffiante. I quattro attori sono bravissimi, in particolare Clive Owen (che in teatro faceva l’altro personaggio maschile) e Natalie Portman, giustamente gratificati con le candidature agli Oscar e con le statuette del Golden Globe Awards. Senza nulla togliere comunque alle prestazioni dei sempre bravi Julia Roberts e Jude Law. Ma è e rimane un’opera dell’indimenticato Mike Nichols: bellissima, con l’eterno dilemma della sincerità e della menzogna. Se è più utile l’una o l’altra affinché il sentimento possa durare. Anzi, in alcuni attimi sembra che il giusto bilanciamento tra le due, il camminare su quella difficoltosa fune e rimanere in equilibrio sia la giusta soluzione: insomma bisogna saper mentire, bisogna saper essere equivoci e farsi desiderare. Ma l’equilibrio su una fune è proprio incerto e infatti basta un nulla e si casca, e si rimane soli, disperatamente abbandonati.

 

 

Meravigliosa poi la "Blower's daughter" di Damien Rice che accompagna in maniera struggente i titoli di coda.

 

 

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