Regia di Kim Ki-duk vedi scheda film
Davvero mai capirò l'unanime esaltazione della critica (egemone) per la cinematografia di Kim Ki Duk. Anche qui, come in opere precedenti, a momenti evocativi e di notevole suggestione s'alternano lungaggini insostenibili, silenzi davvero troppo protratti, cadute di tono ed alchimie autorali non poco presuntuose. I velati richiami al taoismo e la rappresentazione 'fantasmatica' dei corpi in scena non mancano d'esercitare un certo, innegabile fascino. Vanno per contro registrate pecche visibilissime quali una palese incoerenza narrativa (tale da far chiedere in più d'un'occasione "perchè accade ciò? qual'è il nesso conseguenziale con quanto visto prima?"), prove attoriali fin troppo sommesse e, per l'appunto, 'diafane', nonchè una certa programmaticità del tutto; una schematizzazione allegorica a tratti manichea, in cui si intuisce già da principio dove sarà il Bene e dove no, chi abuserà di chi e chi subirà da chi. Resta da capire, almeno agli occhi - ed ai sensi - d'uno spettatore occidentale (neanche troppo) medio, il fondamentale Perchè della quasi totalità di quanto viene rappresentato.
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