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CinquePerDue - Frammenti di vita amorosa

Regia di François Ozon vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su CinquePerDue - Frammenti di vita amorosa

di ed wood
9 stelle

CinquePerDue è un saggio del piccolo genio di Ozon. Una non-storia d’amore (?) raccontata a ritroso nel tempo, in tutti i suoi momenti salienti (peggiori). Quasi non si fa caso all’inversione cronologica, tanto è implacabilmente monocorde il tono di questa tristissima sonata post-bergmaniana. Non viene concesso nemmeno tanto spazio alle motivazioni psicologiche che inducono alla crisi: si paventa giusto una differenza di vedute nel secondo episodio (lei pare più ottimista e fiduciosa sulla durata delle relazioni, lui più scettico e disincantato), ma non costituisce certo il punto focale del film. Contano di più gli sguardi, i gesti, la (sporadica) attrazione, le parole non dette, gli amplessi non consumati, le occasioni perdute, le meschinità reciproche. In un film dove i riti del divorzio e del matrimonio comportano quasi le stesse reazioni, gli unici due rapporti completi sono un mezzo stupro fra due ex-coniugi e l’ultima, falsa scopata del protagonista con una fidanzata che sta per diventare ex. Non si salva nemmeno l’amore omosex, tratteggiato come un patetico compromesso anagrafico, forse ancora più triste ed ipocrita della “tradizionale” coppia etero (per modo di dire, visto che non mancano le confessioni “shock” di festini bisex). Ozon è straordinario nella gestione dei tempi e nella direzione degli interpreti, forte di uno sguardo così fine e sensibile da scampare a qualsiasi moralismo/schematismo che era peraltro dietro l’angolo, vista la programmaticità della struttura “narrativa”. Se si pensa che negli stessi anni usciva in Italia il modesto “Un amore” di Tavarelli, che come Ozon giocava la carta della rappresentazione impressionista e rapsodica della relazione sentimentale, è ancora più lampante lo scarto che separa certo cinema transalpino rispetto a quello italiano, almeno quando si parla di eros ed affetti. Il tocco di Ozon, per quanto leggero, non può in alcun modo ammorbidire l’opprimente realtà di un marito vigliacco ed opportunista, di una moglie fragile e melanconica, di eventi epocali (matrimonio, parto) funestati dall’equivoco di ritenersi, per default, una coppia “funzionale” quando invece sarebbe stato meglio lasciar perdere fin da subito. Non c’è sarcasmo da parte di Ozon nel definire le miserie della vita coniugale (e della relazione amorosa in generale), ma solo infinita pietà. Il contrappunto di canzonette italiane d’altri tempi è straniante, ma mai sferzante, e in alcun modo riesce a scaldare la brutale freddezza dell’opera. In un film segnato da Bergman e da decenni di cinema intimista francese di svariati autori, c’è spazio (nello spregiudicato cine-mondo ozoniano) anche per una citazione, non si sa quanto volontaria, del seminale “Sotto gli ulivi” di Kiarostami: nel tramonto del finale, i due protagonisti si allontanano verso l’orizzonte, fino a diventare due puntini, e lo spettatore rimane in attesa di un loro gesto d’affetto, di un abbraccio. Invano. Eccezionale, sotto tutti i punti di vista, Valeria Bruni Tedeschi.  

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