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Collateral

Regia di Michael Mann vedi scheda film

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Viola96

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La recensione su Collateral

di Viola96
8 stelle

Notte fonda, buia, senza stelle e senza pietà alcuna. Los Angeles è desolazione, morte. Los Angeles è veleno. La città degli angeli in cui di angeli non c'è l'ombra: ci sono solo persone comuni e comunemente tristi, brutte, scalfite da un'impronta di piena indifferenza verso se stessi e verso il prossimo. Sono tutti automi, persone che svolgono in silenzio le loro mansioni, quello per cui sono pagati, schiavi della società in cui si trovano. Los Angeles è sporca, nuda, orribile. Tanto vale dirlo subito, questo 'Collateral' di Michael Mann è, nel suo genere, uno dei migliori film del nuovo millennio, se non il migliore. Ed è giocato proprio sull'indifferenza che attanaglia il mondo, dall'inizio alla fine, con quell'ultima dolorosissima battuta di Tom Cruise, in una delle sue migliori interpretazioni, insieme forse a quella in 'Eyes Wide Shut'. Se 'Taxi Driver', quasi 30 anni prima, ci insegnava a guardare il mondo e la desolazione di New York dall'interno di un taxi, 'Collateral' conclude il pensiero scorsesiano, rovesciando la medaglia: laddove era il tassista a diventare carnefice, qui invece il carnefice è un passeggero, uno dei tanti uomini che si muovono sulle nostre strade, e il tassista da vittima diventa complice e poi avversario, nel crescendo di tensione finale, degno di un grande maestro del cinema. Come abbiamo detto il film è uno dei migliori thriller d'azione degli ultimi anni, nonostante abbia una trama non troppo complessa, e nemmeno originalissima. Max è un tassista palesemente fallito, nonostante sogni di fare il grande salto nel settore dei trasporti. Siamo in una delle tante notti da tassista dell'uomo, in quel di Los Angeles. Sul taxi sale un uomo, che sembra un importante affarista, ma in realtà è un killer professionista incaricato, quella stessa notte, di eliminare cinque potenziali testimoni di traffici illeciti del messicano Felix. Vincent, questo il nome del killer, sequestra il taxi di Max e lo costringe a diventare suo complice per una lunghissima notte fatta di inseguimenti, sparatorie e omicidi. Detto così sembrerebbe uno dei thriller più classici del mondo, e invece l'impronta di Mann si sente. Tra le scene da ricordare, la visita in ospedale alla madre di Max e soprattutto la scena nel Jazz Club, con il celebre dialogo tra Vincent e il jazzista, in cui il killer fa una domanda sulla vita di Miles Davis al jazzista e poi, siccome quello sbaglia la risposta, lo uccide. E qui si inserisce un altro filo rosso della storia e del cinema di Mann: la musica. Oltre al jazz di Davis, nel film compaiono la disco e l'hard rock degli Audioslave a coronare la nottata del film. I temi che Mann porta avanti da ormai molti film sono i soliti: gli antieroi in conflitto tra loro e, come detto, l'indifferenza della metropoli. Lo sguardo di Michael Mann, uno dei dieci migliori autori viventi, si posa in maniera pesante sui sobborghi della città degli angeli e ne resta incantato, ma non nel senso buono del termine. Assistiamo lentamente alla trasformazione(leggi trasfigurazione) del tassista Max, maschera tragica della modernità e assoluto dominatore della scena, che si spartisce con un ottimo Tom Cruise, che nonostante sia in un ruolo inedito, non sfigura, anzi. I dialoghi tra i due sono le parti più divertenti e comunque intriganti del film: a un certo punto Vincent dice “Milioni di galassie e centinaia di milioni di stelle ed un puntino che vaga nello spazio. Siamo noi, persi per sempre. Lo sbirro, tu, io. Chi se ne accorge?”. Bisogna anche soffermarsi sulla figura di Vincent, che sembra quasi un novello bombarolo de andreiano, un uomo che svolge semplicemente il suo lavoro, senza nessuna commissione emotiva, forse anche senza pensarci. E se è vero che 'per strada tante facce, non hanno un bel colore, qui chi non terrorizza s'ammala di terrore'(ancora una volta l'ennesima dimostrazione di come De Andrè sia incredibilmente riuscito ad inquadrare le cose trent'anni prima e in un mondo completamente diverso), Vincent ha imparato che terrorizzare è il miglior metodo per venire serviti facilmente. “Almeno ti consolerà il fatto che non hai mai avuto nessuna scelta', dice a Max. Ma quando l'ultima persona sulla lista di Vincent è Annie, una donna di cui Max è innamorato, l'uomo da complice si trasforma in avversario del killer, in un inseguimento finale da far rizzare i peli. Il genio di Mann al servizio di una sceneggiatura di ferro, con un finale mozzafiato, un thriller che tiene veramente incollati alla sedia, come non se ne vedevano da molti, troppi, anni. Chapeau.

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