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Collateral

Regia di Michael Mann vedi scheda film

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stanley kubrick

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Collateral

di stanley kubrick
8 stelle

UN MONDO IMPERFETTO  

"Un uomo sale sulla metropolitana qui a Los Angeles e muore. Pensi che se ne accorgerà qualcuno?"  

La costruzione narrativa di Collateral è basata su piani temporali cronologici che, incredibilmente, deviano verso tutt'altra parte. L'inizio e la fine sono in linea con l'andamento della trama, eppure i personaggi applicano un modo di recitare veramente eccellente e la regia, perfetta nonostante movimentata, di Mann riprende la vera società che stiamo osservando. Los Angeles sembra l'Italia di oggi, deflagrata dal potere di un unico uomo che, nonostante applichi in malo modo le regole oppure parla di eventi sbagliando persino la data, è sempre seguito da un consistente numero di fidati collaboratori e politici, oltre a guardie del corpo e prostitute pronte nel letto. Sia chiaro, il film di Mann narra di una storia che sposta i suoi canoni verso il puro noir, non vira ad essere una pellicola politica, che parla degli uomini di potere come pezzi strumentali controllati dalla mente malata di un singolo componente dell'intera società, ma si prende la briga di parlarne attraverso messaggi subliminali, che spiegherò successivamente.
Il protagonista effettivo in questo film sarebbe il taxi, usato come strumento di accompagnamento per un killer professionista. Il taxi di Travis Bickle è lontano anni luce per rappresentazione (in senso cinematografico, infatti, preferisco Taxi Driver) dalla fulgida fotografia del film di Mann, capace anche di annebbiare colori che si possono vedere benissimo anche se non si ha la vista perfetta. Il mezzo viene lucidato continuamente dal suo proprietario, che lo tratta come un bambino appena nato, funziona anche da rilassatore mentale grazie all'aletta parasole che "ospita" una foto di un isola interamente ricoperta di alberi, frutti e natura varia, senza contare il bellissimo mare che delimita i confini. Il sogno di ogni statunitense che vive all'interno di una città chiassosa come New York oppure la stessa Los Angeles è sostituire il casino e l'aria sporca e contaminata della città con il silenzio amorevole e placido e con l'aria pulita e senza neanche un briciolo di sporco. Quel silenzio sarà rovinato a volte da animali in lontananza, ma è sicuramente più conveniente sentire la natura invece delle macchine. Purtroppo però il mondo che Collateral ci fa vedere è totalmente imperfetto, la colpa è sempre della società e della gente che si piega a un potere sempre più in via di disviluppo. L'unica cosa sporca che trovi dentro il taxi sono il cibo e gli avanzi di quest'ultimo che il protagonista, Max, interpretato da un grande Jamie Foxx, si dovrà pur permettere alla fine di una faticosa giornata. La lucidazione del taxi è un fatto appurato da pochi, che lascia sbalorditi i più, è il luogo d'accoglienza per eccellenza dell'intero film, dato che per il resto gli altri luoghi dove si svolge la vicenda sono sporchi e luridi come, scusate se mi ripeto ma è una cosa molto importante, la società che ci circonda. I sedili posteriori sono accoglienti, quindi gli avvocati perditempo possono usufruire di questo servizio, magari, talvolta, persino un killer può usare il taxi di notte per farsi accompagnare dalle vittime per poi, successivamente, levargli la luce dagli occhi.
I posti e i luoghi, in Collateral, sono claustrofobici. Lo spettatore è soffocato da questa ansia che lo travolge per tutta la durata della pellicola, centodiciannove minuti di pura tensione, dove quando sembra che tutto sia più tranquillo succede, di nuovo, la carneficina. Merito anche dell'esperto regista, che coniuga inquadrature dall'alto a piani sequenza da brivido, oppure semplicemente perfetto nelle riprese d'azione, con movimenti di camera semplicemente sontuosi. Discoteche strette, dove la gente balla lasciandosi andare al pensiero ultraterreno dello svago intelletualoide, stanze semi chiuse, dove l'unica possibilità di aria (quasi) buona è data da una misera finestra, strade all'aperto praticamente deserte oppure uffici posti su grattacieli altissimi sono i luoghi dove si svolge la maggior parte dell'azione, elemento essenziale del cinema del regista statunitense.
I temi che ricorrono nella filmografia di Michael Mann si ritrovano in questo Collateral, che sembra quasi un punto di congiunzione di tutte le sue tematiche in un solo film. C'è la disperata rincorsa del poliziotto per cercare di fermare la follia omicida del criminale, come in The Heat, c'è l'irruzione improvvisa di una persona che ti stravolgerà una parte del tuo futuro, come ne L'Ultimo Dei Mohicani, c'è la voglia ossessiva di uccidere ma al contempo di nascondersi, come in Manhunter - Frammenti Di Un Omicidio, c'è la frammentazione dei ricordi visivi che ti porta alla vendetta, come in Insider - Dietro La Verità. Tutte queste tematiche sono racchiuse in Collateral, film di impegno extraproduttivo, una colorazione satura e assurda sui principi del male e la sua affinità nei confronti del bene.

Tom Cruise è lo straordinario interprete del serial killer, freddo, distaccato dalla realtà e completamente schizzato. Eppure, c'è qualcosa che si intuisce dal suo modo di fare e di uccidere, non è un professionista. Avete mai visto un serial killer che permette alla sua vittima, dopo avergli sparato, di precipitare dalla finestra e finire contro il taxi parcheggiato proprio per portarti in giro per la città? Oppure, avete mai visto un serial killer che per uccidere una persona a tutti i costi è disposta anche a uccidere altra gente presente in quel luogo, in modo anche da attirare verso di sè i poliziotti? Ma soprattutto, avete mai visto un serial killer che si lascia sfuggire al controllo una persona che hai costretto a mandarti in giro per la città? Mann ci fa capire che i deboli tentano, nel suo modo di fare cinema, di diventare in qualche modo forti, anche rischiando la propria vita. La connessione delle vittime morenti si lega a un fatto processuale e tutte le persone uccise dal killer devono andare a testimoniare l'accaduto. Mi ricorda in qualche modo Mezzanotte Nel Giardino Del Bene E Del Male questa specie di connessione, forse perchè anche lì coloro che devono testimoniare sono parte risalente del film, che costituiscono il quadro generale del film, in tutti e due i sensi (per chi ha visto il film di Eastwood sa di cosa sto parlando). Dall'altra parte c'è un uomo di colore, il tassista, ragazzo gentile e normale, un semplice cittadino in un mondo corrotto dalla fame di vendetta. La contrapposizione che viene fuori tra i due è una delle più evidenti della storia del Cinema, innanzitutto il modo di pensare del tassista è rivolto alla solidarietà e alla fuga disperata da un destino crudele mentre quello del killer è legato al modo spietato e quasi trascendentale dell'uccidere le vittime. Lo spettatore anche più minuto potrà osservare le barriere razziali che si creano tra i due, uno bianco l'altro negro, una liturgia benevola sui servigi offerti da uno e sulla violenza dell'altro, un modo continuo di intendere cinema attraverso fonti non rivelate, eppure l'uomo ne è totalmente consapevole. Anche il lavoro che fanno i due si contrappone, ma di quello ho già parlato.
Si cercano fughe disperate nel film di Mann. La più evidente è quella del protagonista nero che tenta in tutti i modi di scappare, esemplare la scena quando viene legato dal killer al volante della macchina per non farlo scappare e dopo lui urla disperatamente ai pedoni in lontananza un aiuto inutile, perchè accoreranno da lui una banda di delinquenti, successivamente uccisi a sangue freddo da Vincent (Primo messaggio subliminale della società sporca). Oppure, naturalmente, la tentazione di andarsene di fronte a una morte quasi sicura per le vittime del killer (Secondo messaggio subliminale della società sporca). O ancora la voglia continua della madre di Max di andarsene dall'ospedale in cui è rinchiusa (Terzo messaggio subliminale della società sporca). Naturalmente c'è anche il disinteressamento delle persone al di fuori di loro, egoistiche fino al collo (Quarto messaggio subliminale della società sporca). Come dimenticare la difficoltà impressionante e quasi schiacciante dei poliziotti nel trovare il serial killer (Quinto ed ultimo, forse, messaggio subliminale della società sporca).
I rapporti si distinguono in tante parti, c'è quello destabilizzato tra Max e sua madre, costretta, come avevo già accennato prima, a rimanere seduta sul letto dell'ospedale. Ha un carattere difficile, non gli piacciono fiori perchè pensa che marciscono come lei, tratta male il figlio perchè quest'ultimo spera ancora di aprire una marca nuova di limousine, infatti nel frattempo fa il tassista per procurarsi i soldi, però tratta bene gli "amici" del figlio, basti pensare che appena ha visto Vincent gli ha subito fatto i complimenti. E' la madre di tutte le sconfitte e non si può negare al protagonista nero la sua difficoltà nello stabilizzarsi nel rapporto con la propria genitrice. Un altro rapporto è quello tra Max è l'avvenente avvocatessa che accompagna a lavoro all'inizio del film, che poi scoprirà essere l'ultima vittima di Vincent. La chiaccherata della vita per il tassista, che si guadagna un posto come fidanzato ufficiale della ragazza. Inutile stare a parlare del rapporto tra i due protagonisti, che ho già descritto.

Insomma, Collateral non sarà un film perfetto ma è una summa conclusiva dei temi ricorrenti di Michael Mann. Perfino il finale, bellissimo, ricorda il finale di The Heat - La Sfida. Due personaggi che si sono odiati per tutta la vicenda ma che racchiudono in loro la consapevolezza di essere finalmente rinati. Chissà chi vedrà per la prima volta un cadavere in una metropolitana. Forse la solita società sporca ricorrente nel film, quando si sarà veramente accorte degli errori che ha commesso.

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