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Dogtown and Z-Boys

Regia di Stacy Peralta vedi scheda film

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La recensione su Dogtown and Z-Boys

di spleenish
8 stelle

"Il regista Stacey Peralta evoca, con immagini d'epoca e accostamenti a immagini contemporanee con musiche di quel tempo, la moda dello skateboard, la tavola con rotelle che permetteva di correre veloci, di abbandonarsi a esibizioni acrobatiche, e che preparò la grande moda del windsurf. Divertente, senza nostalgia e con umorismo.
Le interviste sono fantastiche, c'è dentro un'epoca che quando nasce almeno non è multinazionale, è coraggio, indipendenza, voglia di libertà. Non poco. Impedibili poi le sequenze in cui, durante una siccità mitica, gli Z-boys si buttano all'arrembaggio delle piscine di mezza Los Angeles, trasformandole nelle loro piste favorite. Peraltro nel 2004 inaugurò il Sundance dedicando al surf 'Riding Giants'. Siamo in attesa......

Sulla trama

Il documentario, dedicato al formidabile Zephyr Team racconta l'evoluzione del fenomeno dello skateboard, dalla nascita negli anni '70, al declino negli anni '80, fino al trionfale ritorno negli anni '90.

Sulla colonna sonora

ottimale

Cosa cambierei

nulla

Su

cast interamente da 7 mezzo

Su

idem

Su

idem

Su

idem

Su

idem

Su Stacy Peralta

Il regista Stacey Peralta (uno dei membri originali degli Z-Boys e per questo a perfetta conoscenza dei meccanismi all'origine del fenomeno) ha strutturato il film intrecciando il piano storico con quello sociologico, il momento aneddotico con la ricostruzione di costume, alternando le interviste fatte ai protagonisti con delle meravigliose immagini - fotografie e filmini - realizzate allora dal giovane fotoreporter Craig Stecyk. Sino filmini, con tanto di patina sbiadita e 'sporcature' del tempo, che riprendono le imprese degli Z-Boys. Con un montaggio di filmini di repertorio, fotografie, vecchi servizi e recenti interviste ai protagonisti, Peralta compone un film seminale e (auto) celebrativo su un gruppo di rivoluzionari per caso, che senza saperlo ispirarono un fenomeno importante della cultura pop e fecero dello skate qualcosa di simile a un'arte. Le evoluzioni sono impressionanti, le performance disumane; e osservarle fa capire, meglio delle argomentazioni psico-sociologiche, come la religione dello skate, l'obiettivo di superare se stesso, giunga a monopolizzare la vita di un ragazzo.

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