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Japón

Regia di Carlos Reygadas vedi scheda film

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La recensione su Japón

di steno79
8 stelle

Carlos Reygadas esordisce con questo "Japon" nel 2002 inserendosi nella corrente spiritualista che guarda principalmente a Tarkovskij, e i risultati sono già più che apprezzabili. È una sorta di odissea di un individuo disperato che proprio quando ha deciso di congedarsi dal mondo col suicidio, inaspettatamente trova nuovi stimoli nel rapporto con un'anziana donna di un paesino sperduto, che probabilmente lo salveranno, anche se nel finale non mancherà qualche sorpresa. Il film a cui più si avvicina del maestro sovietico è "Sacrificio", la sua opera testamentaria, citata in alcune inquadrature come quella dell'albero spoglio verso l'inizio, o con il refrain musicale de "La passione secondo Matteo" di Bach: Reygadas non ha timori reverenziali, come non li avrà nel successivo "Luz silenciosa" nel confrontarsi col miracolo di "Ordet" di Carl Theodor Dreyer, altro maestro indiscusso del cinema trascendente. "Japon" è già opera meditata e stilisticamente rilevante con la sua fotografia sgranata in formato panoramico che al cinema deve rendere molto più di quanto non faccia sul piccolo schermo; da notare il ruolo rigenerante che viene affidato alla pulsione sessuale, in contrasto con la dottrina cattolica che probabilmente vedrebbe come peccaminoso l'accoppiamento tra il protagonista e la vecchia Ascen (la scena non è "quasi hard" come la definisce Mereghetti e non ha niente di volgare o particolarmente scioccante). Tuttavia devo ammettere che sceglierei "Luz silenciosa" come miglior film del regista: qui a mio parere restano alcune scorie piuttosto intellettualistiche in alcune digressioni di cui non sempre si capisce il senso, nella scena in cui due cavalli si ingroppano in modo bizzarro, e peggio di tutto nella scena, decisamente fastidiosa, in cui il protagonista aiuta un bambino a sgozzare un uccello e Reygadas ci mostra la testa dell'animale che muore in diretta, una crudeltà gratuita e inspiegabile in un regista che ha una percezione così acuta della sacralità della vita. Da citare all'attivo il bellissimo piano sequenza finale sulle rotaie del treno, sicuramente uno dei più intensi degli ultimi anni con il contributo determinante delle musiche di Arvo Partt; buono il contributo degli attori non professionisti, fra cui Alejandro Ferretis che nel 2004 fu ucciso in circostanze misteriose. Film da riscoprire, è già la riprova di un grosso talento che però non riesce del tutto a rinunciare ad eccessive sottolineature visive; per adesso mi manca solo il successivo "Battaglia nel cielo" per completare la personale del suo cinema.

Voto 8/10

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