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Semaforo rosso

Regia di Mario Bava, Lamberto Bava vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Semaforo rosso

di ethan
8 stelle

'Cani arrabbiati' - successivamente reintitolato 'Semaforo rosso' in occasione della trasmissione del film su Sky nel 2004 in quella che 'dovrebbe' essere la versione definitiva - può essere senza ombra di dubbio definito il film maledetto di Mario Bava: girato in poco meno di un mese nell'estate del 1973 nel Lazio, causa il fallimento della casa produttrice, a tutt'oggi non è mai uscito da noi al cinema, tranne una proiezione a Venezia nel 2004 (non saprei in quale versione), mentre negli USA è arrivato sugli schermi nel 1998 con il titolo 'Rabid Dogs' e co-firmato anche dal figlio del regista Lamberto con alcune scene aggiuntive.

Il film è un potentissimo noir quasi sperimentale, formato in gran parte da intere sequenze girate sull'abitacolo di più macchine in corsa, che, partendo da una storia archetipica, ispirata ad un racconto breve di Ellery Queen, 'L'uomo e il bambino' - la rapina e la susseguente fuga di una gang - prende 'strade' impreviste, con continui colpi di scena, fino ad uno dei finali più spiazzanti della storia del cinema.

Aperto da una straordinaria sequenza - costruita in montaggio alternato e con un ampio ricorso a zoomate, ralenty, primi e primissimi piani ed accompagnata dall'incessante e martellante colonna sonora di Stelvio Cipriani - di una rapina ad un'azienda farmaceutica da parte di quattro uomini - il Dottore (Maurice Poli), 32 (George Eastman), Bisturi (Don Backy) e il quarto che, morente durante il colpo non viene nemmeno nominato - che, durante la fuga in un parcheggio sotterraneo, in uno scontro a fuoco con la Polizia, uccidono una donna,  e ne sequestrano un'altra, Maria (Lea Kruger) e poi, dopo aver abbandonato l'auto, si impossessano di quella con a bordo Riccardo (Cucciolla), un uomo di mezz'età dai modi imperturbabili che sta portando al Pronto Soccorso un bambino che dorme avvolto nelle coperte.

E' l'inizio di un viaggio infernale per il microcosmo formatosi in maniera violenta ma, allo stesso tempo, casuale, in cui tutte le differenti personalità verranno a galla, con il guidatore che non pare particolarmente turbato dalla situazione, la donna terrorizzata e disperata, il capo banda (il Dottore) che cerca di usare il cervello per riuscire a sfuggire dall'inseguimento della Polizia, e gli altri due banditi che, compiendo più atti sconsiderati e non riuscendo a controllare i propri istinti criminali, rischiano di compromettere tutto.

Mario Bava dà qui il meglio di sé, costruendo una tensione sempre crescente e un'atmosfera claustrofobica, ancora ricorrendo a riprese complicate sull'abitacolo della vettura nonché a dosi massicce di violenza, sia psicologica, specie nei confronti della donna, con la sequenza capolavoro della sua tentata fuga nei campi che si conclude con punte di sadismo inarrivabili, con 32 e Bisturi che obbligano la sventurata Maria a fare i propri bisogni in piedi di fronte a loro, sia fisica, come l'eliminazione di 32 e della chiacchierona ed impicciona Maria che si unisce volontariamente al gruppo.

In questi due casi Bava, contrariamente ai suoi horror, opta per una scelta innovativa poiché l'atto violento viene filmato fuori campo, mostrandone poi solo le conseguenze: ma se il primo - la fine di 32 da parte dell'amico Bisturi - assume dei contorni tragici, il secondo costituisce una pennellata di humour macabro - con il coltello piantato nella gola alla donna visto come una liberazione più che l'ennesimo atto criminale - per smorzare un po' la tensione, fino all'impennata finale del duello, un'autentica parentesi western alla Sergio Leone, seguita poi dallo sconvolgente finale.

Ottime le prove dei sorprendenti Don Backy e George Eastman, killer sadici e violenti, la cui recitazione è impostata dal regista sopra le righe, facendo da contraltare ai più contenuti Riccardo Cucciolla e Maurice Poli, mentre Lea Kruger svolge dignitosamente il suo ruolo da Scream Queen.

Un capolavoro del genere, a cui difetta un doppiaggio non accuratissimo - ma perché non lasciare Cucciolla, Don Backy e George Eastman con le loro voci? - e la 'sfortuna' produttiva che ha impedito al film di essere visto dal grande pubblico nella forma voluta dall'autore e dall'aver subito molteplici rimaneggiamenti che, per fortuna, non riducono la radicalità stilistica del film e il suo impatto e l'influenza sul genere e su registi suoi emuli - Tarantino su tutti - costruendosi comunque la fama di Cult Movie.

Voto: 8,5.

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