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La fiammiferaia

Regia di Aki Kaurismäki vedi scheda film

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La recensione su La fiammiferaia

di Peppe Comune
8 stelle

Iris (Kati Outinen) è una ragazza sopraffatta dal grigiore della vita che conduce. Lavora in una fabbrica che produce fiammiferi e vive in una casa squallida dove lava, stira, cucina. Mantiene economicamente la madre (Elina Salo) e il patrigno (Esko Nikkari) che vivono incollati al divano davanti a una televisione sempre accesa. In una balera conosce Aarne (Vesa Vierikko) con il quale trascorre una notte d'amore. Ma l'uomo gli dimostrerà più volte di non provare nulla per lei.

 

 

Kati Outinen

La fiammiferaia (1989): Kati Outinen

 

Nel primo quarto d'ora del film le uniche parole che si odono sono quelle pronunciate dai telegiornali che danno notizie dal mondo (la rivolta di Tienanmen,il viaggio in Finlandia di Giovanni Paolo ll,la morte di Khomeini). Il resto sono solo gesti che nel loro  svolgersi reiterato mostrano una forza iconografica tale da renderci subito edotti sulla crisi degli affetti che ci attende. "La fiammiferaia" è certamente il film più cupo di Aki Kaurismaki, quello in cui il male di vivere prende nettamente il sopravvento sulla voglia di tirare avanti nonostante tutto. La laconicità raggiunge un livello cosi alto da far risaltare il peso delle parole che vengono pronunciate, dure come pietre a evidenziare tutta l'incapacità dei personaggi di questa storia di compiere quei gesti umanizzanti rispondenti alla voglia di Iris di aprirsi agli affetti più puri. Una cosa che mi ha tristemente colpito del film è stata l'assoluta mancanza di gentilezza. C'è una scena in cui Iris viene liquidata da Aarne, quello che lei sperava potesse diventare il suo uomo, con una cattiveria (...niente potrebbe interessarmi meno del tuo affetto. E adesso credo che puoi anche sparire.) la cui gratuità mai mi è capitata di riscontrare altrove.Si è detto che è molto bressoniano come film ed è certamente vero se ci si riferisce all'essenzialità della scelta narrativa, un pò meno se si guarda alla loro poetica di fondo. Se in Robert Bresson c'è sempre un disegno divino che alla fine può riparare le ingiustizie terrene, qui il disagio sociale di Iris si esaurisce tutto in una società che, producendo marginalità sociali, regolarizza l'incattivirsi dei rapporti umani, la freddezza dei sentimenti, l'aridità degli affetti. Ha una voglia matta di comunicare Iris ma non sa emanciparsi dalla sua condizione sociale che l'ha ingabbiata in uno stato di cose amorfo e inespressivo e quando si avvede dell'irreversibilità del suo percorso di vita cerca di cambiargli corso iniziando a regolare un pò di conti con le persone che lei ritiene essere le principali cause del suo disadattamento sociale. Ne "La fiammiferaia" la tipica vena ironica di Kaurismaki tocca il suo punto più basso, anche se la si trova beffardamente presente in quelle canzoni popolari finlandesi sparse in giro per il film in cui si parla di luoghi meravigliosi, amori e gioia di vivere (Da qualche parte al di là del mare c'è una terra lontana, riva della felicità...,attacca una) mentre passano le immagini di Iris succube dell'incomunicabilità. Grande la prova di Kati Outinen la quale, pur agendo per sottrazioni di stati emotivi, conferisce al film un'intensità tale da renderlo uno dei migliori del maestro finlandese.

 

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