Regia di Per Fly vedi scheda film
Il proprietario di un'industria danese muore suicida. A dirigere l'azienda viene chiamato il figlio Christoffer, che si è sempre tenuto alla larga dall'impresa di famiglia: a sorpresa l'uomo accetta, ma la sua vita viene sconvolta da tale decisione.
L'eredità è il secondo capitolo della trilogia sulla società danese diretta da Per Fly, che qui si occupa anche della sceneggiatura insieme a Kim Leona, Mogens Rukov e Dorthe Warno Hogh; oggetto dell'indagine di questo film è la borghesia, mentre il precedente La panchina (2000, esordio registico di Fly) si occupava delle fasce sociali più basse e la classe media sarà al centro del successivo Gli innocenti (2005). Pur essendo danese e contemporaneo degli autori 'affiliati' al Dogma 95 (cinema verista-neorealista contemporaneo), Fly non sembra interessato a conferire un'impronta di tal genere alla sua opera; qui però vi si riaggancia quantomeno in un dettaglio tecnico non da poco: la camera a mano onnipresente. Per il resto L'eredità è una pellicola 'completa' a tutti gli effetti, con una confezione professionale e un cast di interpreti fra i quali spicca il protagonista perfettamente in parte, il sempre ottimo Ulrich Thomsen; in parti laterali troviamo inoltre Ghita Norby e Jesper Christensen. La pecca principale del film sta nella narrazione prolissa, perennemente in procinto di rivelare qualcosa che raramente accade (e che comunque, quando accade, lascia ben poco il segno), creando in questo modo un eccesso di tensione irrisolta. Quasi due ore di durata possono in effetti sembrare troppe. 4/10.
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