Regia di Roger Avary vedi scheda film
Una prodigiosa sintesi delle due tendenze del cinema postmoderno americano: quella calda e psicologica (Paul Thomas Anderson, Richard Linklater, Alexander Payne) e quella fredda e psicotica (David Fincher, Darren Aronofsky, Spike Jonze). Roger Avary controlla superbamente la struttura polifonica e padroneggia con grande disinvoltura l'uso di figure stilistiche decisamente marcate (sguardi in macchina sfuocati e spaesati, split-screen simbiotici, rewind aspirati, flashforward ipotetici). Sbozza alla perfezione i personaggi e manipola tempi ed episodi senza esitazioni. Disegna un diagramma narrativo di avvolgente complessità e si spinge con lucidità suicida nelle dissonanze del grottesco, mettendo in scena la trasformazione dell'universo sentimentale dei personaggi in intensità indistinte: correnti emotive indifferenziate che esprimono con disperata, allucinata euforia l'annullamento di qualsiasi valore morale. Un film di cruciale importanza.
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