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Excalibur

Regia di John Boorman vedi scheda film

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La recensione su Excalibur

di uccio
6 stelle

Avvolto tra le nebbie scaturite dai postumi dell'influenza sono a stento riuscito a immergermi nella bruma di Camelot per seguir le gesta d'Uther Pendragon (Gabriel Byrne) e del suo più celebre figlio Artù (Nigel Terry), entrambi nella loro saga accompagnati dal fedele Merlino (Nicol Williamson). Sarà stato l'annebbiamento mentale, l'effetto Tachipirina TM, ma mi è parso d'assistere al trionfo del kitsch più sfarzoso, al comandamento del non lesinare su articoli posticci e dal gusto dubbio usati in modo da ottenere un risultato finale che pervade il film di una certa coerenza estetica e cifra stilistica. Alle scenografie non sono da meno i voluttuosi costumi e le lucide armature, fotografia e filtri, luci e colori, il tutto in una compiuta festa della meraviglia d'accatto. Ancora adesso, tra deliri influenzali, rivedo il luccichio blu verdognolo di Excalibur tra i riflessi del prodotto anticalcare che rilascia la vaschetta del mio gabinetto.

Ad ogni modo, in un vano tentativo di ritrovata lucidità. Nei suoi 140 minuti di durata l'Excalibur di John Boorman è un condensato di mitologia e leggenda legate all'epopea arturiana e, nonostante il corposo minutaggio, lascia quasi il sapore di una versione Bignami TM della stessa. La carne al fuoco è davvero moltissima, i personaggi anche, molti dei quali avrebbero meritato un impossibile ulteriore approfondimento. Si va dalle guerre dei Pendragon, stirpe dalla quale Artù discende, al mito di Excalibur, dalla nascita e rivelazione del re alle gesta di Merlino e di Morgana (una bella e giovane Helen Mirren), dal concepimento fraudolento di Mordred (Robert Addie) all'amore per la bella Ginevra (Cherie Lunghi), dal tradimento di Lancillotto (Nicholas Clay) ai Cavalieri della Tavola Rotonda, dalle gesta di Galvano (Liam Neeson) e Parsifal (Paul Geoffrey) alla ricerca del sacro Graal. Insomma, non ci siamo fatti mancare niente, un po' come quando vai giù e devi per forza fare il giro di tutti i parenti.


Non mancano al cast i nomi celebri o che per lo meno saranno celebri di lì a poco, come la Mirren, Gabriel ByrneLiam Neeson e Patrick Stuart insieme a caratteristi meno noti ma calati in parti decisamente più importanti. Amalgamati tutti gli ingredienti e al netto di diversi straniamenti visivi e narrativi, il baraccone si regge in piedi con una sua certa stramba dignità con il risultato di proporre un film imperdibile ai fan della saga di Artù e dei Cavalieri del Re (no, non quelli delle sigle dei cartoni, quelli di re Artù), fan ai quali consiglio anche i libri di Jack White, e comunque un buon intrattenimento per chiunque abbia la febbre. Non avendolo provato in condizioni di lucidità, per i lucidi non garantisco.

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