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Lo spirito dell'alveare

Regia di Victor Erice vedi scheda film

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La recensione su Lo spirito dell'alveare

di steno79
10 stelle

VOTO 10/10 Incantevole esordio alla regia di Victor Erice ed uno dei migliori lungometraggi della storia del cinema spagnolo: si tratta di un'opera prima di fortissima suggestione, degna di un Truffaut o perfino di un Welles, ed è un vero peccato che nei decenni successivi il regista abbia girato pochissime altre opere.
Ambientato nella pianura castigliana nel 1940, il film ha come personaggio principale Ana, una bambina di otto anni che si reca ad una proiezione di "Frankenstein" di James Whale insieme alla sorella e rimane colpita dal personaggio del mostro, e in particolare dalla scena in cui uccide una bambina per cui sembrava provare sentimenti di affetto. La sorella spiega ad Ana che nessuno muore veramente nel film, e che il mostro è in realtà uno spirito che può assumere sembianze umane se viene invocato, e che lei stessa lo ha visto in una casa deserta fuori dal villaggio. Di conseguenza, Ana si reca presso questa abitazione al di là dei campi e vi trova un soldato repubblicano ferito e gli porta del cibo e dei vestiti, anche se non potrà impedire un tragico destino che la sconvolgerà profondamente...
E' uno dei film più belli sull'infanzia, sui sogni e le paure tipiche di quell'età, ed è l'opera di un vero autore che sa calibrare perfettamente la forza espressiva delle sue immagini. Girato verso la fine del Franchismo, il film è naturalmente molto cauto nella descrizione dei traumi subiti dai personaggi durante la guerra civile, non può fare una vera e propria denuncia delle atrocità perpetuate dal regime del Caudillo, si limita ad un’allegoria per non finire nelle maglie della censura come il capolavoro di Bunuel « Viridiana », prima finanziato dal Dittatore e poi ritenuto blasfemo e destinato al rogo. L’atmosfera di « realismo magico » fa pensare a scrittori come Garcia Marquez, ma Erice mantiene una scrittura completamente personale, priva della sensualità dello scrittore colombiano e tendente alla tristezza, alla quiete e alla contemplazione : questi umori sono veicolati anche grazie alla splendida fotografia di Luis Cuadrado, che per ironia della sorte sarebbe divenuto cieco negli anni successivi, e ad una suggestiva colonna sonora di Luis de Pablo che ricorre a strumenti come il flauto e l’arpa. Bellissime le sequenze fuori dal cinema e dal rifugio del soldato repubblicano con ampio uso della dissolvenza incrociata ; straordinaria l’interpretazione della giovanissima Ana Torrent che sarebbe divenuta attrice professionista, ben affiancata dall’altra bambina Isabel Telleria e, fra gli adulti, dall’ottimo interprete spagnolo Fernando Fernan Gomez.

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