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La bella addormentata nel bosco

Regia di Clyde Geronimi vedi scheda film

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La recensione su La bella addormentata nel bosco

di LorCio
7 stelle

In attesa di Maleficent, sarebbe interessante tornare al modello cinematografico d’origine, cioè quella Bella addormentata nel bosco che è stato il più imponente impegno produttivo di Walt Disney negli anni cinquanta. Un decennio caratterizzato, va detto per amor di completezza, da una serie di film a loro modo fondamentali: il rinnovamento interno alla tradizione dell’archetipo della fanciulla disgraziata e del principe azzurro (Cenerentola); l’incoerenza helzappopiniana di un adattamento di un romanzo tutt’altro che infantile ma di futuro culto sessantottino (Alice nel paese delle meraviglie); la felice ma malinconica evasione in un mondo totalmente infantile (Le avventure di Peter Pan); l’elegante versione canina della commedia classica hollywoodiana (Lilli e il Vagabondo).

 

In un momento storico in cui il controllo di Disney è ancora totale, La bella addormentata rappresenta il punto di sintesi tra la volontà di un prodotto estremamente commerciale (la fiaba è sempre quella, ad uso e consumo delle femminucce), abilmente raffinato nello stile e nell’estetica (le scenografie hanno una chiara ispirazione rinascimentale e un’evidente cura formale meticolosamente artigianale nei colori) ed abitato da personaggi-archetipi (rappresentati in maniera spigolosa a differenza delle morbide forme di Biancaneve e Cenerentola).

 

Un film quasi gotico, non del tutto riuscito nel suo impasto di film illustrato (specie quando interviene il narratore, appare non più che un racconto per immagini) e musical teatrale (i numeri di Aurora nel bosco, la pulizia magica della casetta nel bosco) più elegante che appassionante nel suo svolgimento naturalmente lineare, con un gusto insolitamente, e forse involontariamente, pop che contamina l’impianto epico-cavalleresco (l’incipit nel castello, il filone del principe che salva la principessa) con un tono da gran bazar dell’eccesso (come quella specie di assemblea di Malefica con scagnozzi e corvi o la digressione canterina dei due re ubriachi).

 

Le scialbe figurine principali nulla possono in confronto ai personaggi magici: a dominare il film sono, infatti, le figure delle tre fate madrine di cenerentoliana memoria (una è/e trina: Flora è la capa pratica, Fauna la svampita dolce, Serenella la giovane ribelle) e l’imponente e superba Malefica, quintessenza di regale ed altera cattiveria (così iconica da conquistarsi il titolo del nuovo adattamento d’imminente uscita), che scatena un pandemonio per un motivo squisitamente terreno: non essere stata invitata ad un battesimo. Ah, che spettacolo le cattive di una volta.

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