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The Dreamers - I sognatori

Regia di Bernardo Bertolucci vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su The Dreamers - I sognatori

di stanley kubrick
10 stelle

VIETATO SOGNARE  

"Un sogno è roba che funziona. Se volete un consiglio signore buon Dio, quello è il sistema buono. Per salvare qualcuno, nel caso, un sogno." Alessandro Baricco, Oceano Mare  

Il cinema di Bernardo Bertolucci è tormentato dai luoghi chiusi, che racchiudono claustrofobicamente i personaggi delle vicende del grande regista italiano, alienandole dal mondo, facendole dimenticare di tutte le cose che sono avvenute nel passato. Ultimo Tango A Parigi è sicuramente il titolo più significativo che rappresenta questi luoghi chiusi, simbolo della decadenza umana a livello di moralismo. I personaggi dei due film non seguono viaggi edipici come in La Luna (il capolavoro di Bartolucci), vite continue e lunge come in Novecento, oppure la drammaticità di un evento poliziesco come in La Commare Secca. Il percorso cinematografico di Bertolucci ha seguito due fasi: quella della perfezione visiva e artistica (conclusa con La Tragedia Di Un Uomo Ridicolo), e quella della riproposizione culturale dei vari stadi che hanno composto la sua prima parte di vita. Nei suoi film, i personaggi sembrano quasi riassumere la storia di varie nazioni, in questo caso si parla del maggio del 1968, oppure semplicemente costretti a far rivivere un passato doloroso (la voce di Micheal Pitt, esterna, sembra quasi distaccata rispetto alle fasi del film, come se stesse scrivendo un libro di ricordi e stesse ripensando a tutte le follie che fece insieme ai suoi amici/amori) che non vogliono, ed è proprio Bertolucci che rientra in questa categoria di personaggi, è lui che cerca disperatamente di reclutare nuovi personaggi per far rivivere le follie che gli passano per la testa, i suoi desideri repressi che sembrano non avvenire nel cielo e nella terra. Le storie che narra il regista italiano sono impossibili, storia senza senso eppuro logichissime che però, andranno soltanto a sbattere contro un muro, che, oltre ad essere motivo di morte, è anche simboleggiato come fantasma che non può essere scacciato dalla mente dei protagonisti dopo che questi sono entrati nella casa.

Il rapporto conflittuale tra padre e figlio si rispecchia in varie fasi del film. Si capisce subito che il distaccamento di Matthew dalla famiglia che si trova in America, è provocato forse da uno stacco temporaneo con la figura paterna, un esercitazione di potere repressivo da parte del giovane nei confronti del padre, una totale (non)identificazione di un concetto astratto che simboleggia la scomparsa dei suoi cari. Eppure non è questa la vera simbologia del comportamento del giovane Matthew, lui va in Francia per conoscere un nuovo mondo, per parlare una nuova lingua, per conoscere nuova gente, per frequentare un università di prestigio, ma soprattutto per andare alla grandissima e conosciutissima Cinémathèque Française. Dentro questo ennesimo luogo chiuso, si esercita una voglia continua dentro Matthew, un amore nascosto per il cinema, una riconosciuta utopia della settima arte. Si proiettano film veramente d'essai, dalle pellicole splendide di Nicholas Ray a un cinema veramente esagerato.

Mentre invece c'è un rapporto visibile a occhio nudo, conflittuale, tra padre e figlio. Thèo, fratello di Isabelle, i due che Matthew conoscerà, ha idee diverse rispetto al padre. L'argomento principale che i due mettono a fuoco è la guerra del Vietnam, il distaccamento completo tra i due è dovuto al fatto che il padre di Thèo non è andato in guerra, lasciando morire migliaia di persone e pensando solamente a scrivere poesie nel luogo chiuso che lui chiama studio di riflessione. La poesia viene identificata come passo falso mentale, che ti porta verso un gradino che non avresti mai voluto salire, quello dell'instaurazione nel cervello di microbi minuscoli che non ti fanno capire più niente. Il figlio tenta di far capire questa cosa al padre, eppure quest'ultimo continua sempre ad evitare l'argomento, significativo di umiliazione per lui e per tutta la famiglia, simbolo di disonore nei confronti dell'intero mondo. E se la madre si crea un ambiente tutto suo, una sacca amniotica per isolarsi dal resto della famiglia, il padre invece vuole combattere per quello a cui crede. Non si parla di politica in questo film, si parla del capitalismo e dell'imperialismo che vanno distrutti. Le continue occupazioni della Cinémathèque non permettono nemmeno al grandissimo regista francese Jeanne Pierre-Leaud di protestare affinchè tutto questo finisca mentre invece si instaura un odio profondo verso la polizia, che Mathhew, nel finale, la definisce fascista, che non da pace alla popolazione parigina. I rivoluzionari vengono incatenati ai cancelli, anche se quelache volta qualcuno viene completamente preso in giro dalla furbizia di coloro che stanno sopra.

La passione per il cinema è ragione di vita e di parole per i tre protagonisti che, non appena isolati in casa, cominciano a creare penitenze assurde e provocatorie sulla base di scene da film. Se lo spettatore presume che sia già una penitenza esagerata la masturbazione di Thèo davanti agli altri due, non si rende conto di quello che succede durante la seconda penitenza, perchè è rimasto sorpreso e incredulo durante la prima, non si rende conto che il rapporto sessuale consumato sul pavimento tra Isabelle e Matthew è simbolo di una riduzione dell'umano a forma strana che compone ogni singola particella della claustrofobica casa dove abitano per l'intera durata di questo straordinario film. Con il cinema, loro escono soltanto due volte nel corso della vicenda, la prima volta per battere il record del film Bande à Part che consiste nel percorrere l'intero Louvre in meno di 9 minuti e 45 secondi, ovvero il record dei personaggi del film originale, la seconda invece per un appuntamento che si rivela essere un modo per Isabelle e Matthew di distaccarsi da Thèo cosicchè riescano a conoscersi meglio. La figura di quest'ultimo è resa in qualche modo cattiva anche dall'interpretazione che dà Thèo del film Scarface di Hawks, un pò difficile da indovinare, se soltanto non ci fosse stata la croce nel pavimento. Le discussioni accese tra i due uomini si rivelano per cause della settima arte, specialmente. Scegliere tra Keaton e Chaplin può essere una scelta difficile, infatti i due non la pensano allo stesso modo, come quando cominciano a parlare di Isabelle, delle stranezze che stanno succedendo (i due fratelli gemelli volevano radere il pube di Matthew, per ridurlo, come dice lui, come un fenomeno da baraccone), di quello che sarebbe successo se i loro genitori li avessero scoperti in rapporti incestuosi tra Isabelle e Thèo. Scene in bianco e nero frammentate si susseguono per narrarci e o meglio per farci capire che tutti i fatti accaduti sono successi non solo per amore in senso letterale, ma anche per far capire a tutti che il cinema racconta fasi di vita ascendenti ma anche discendenti, brutte e belle. Una specie di dichiarazione di Bertolucci, quindi, che racchiude in sè tutto quello che voleva tirare fuori ai tempi di Ultimo Tango A Parigi. Si sbagliano alcuni critici o, semplicemente, scrittori a definire The Dreamers un opera che tenta di ricalcare il successo del film ben più famoso con Marlon Brando e Maria Schneider, ma si può definire un testamento finale (per ora) del grandissimo regista italian, del suo amore per la settima arte e di tutto quello che ha prodotto in tutta la sua lunga carriera dentro il cinema.

Per tutto il tempo che Matthew sta in isolamento insieme agli altri due, si sente come escluso dalla vita quotidiana dei due fratelli gemelli, dai loro rapporti incestuosi (Isabelle confessa a Matthew che se mai i genitori dei fratelli li scoprissero, si suiciderebbe). In qualche scena del film, lo spettatore comprende che questo acclamazione, questo riferimento comincia a verificarsi nella sua forma piena e regolare. Su tutte la scena del letto, dove Matthew è costretto a stare fuori dal letto mentre gli altri ci sono sopra ed è confermato ancora di più durante la rivolta finale. L'hotel potrà sembrare un posto marcio, anche se accogliente, eppure si può sempre cercare di crearsi uno status mentale che non comprende amicizie, film o cose simili. Il distaccamento si avverte, come ho già detto prima, anche durante la narrazione di Matthew dei fatti accaduti. La sua voce non sembra contenta, nonostante è stato accettato dai tre come membro onorario a vita di luoghi claustrofobici. Matthew, invece, a conferma del suo rapporto non felicissimo con Thèo, comincia una felicissima conversazione, all'inizio del film, con il padre degli altri due. Le sue teorie geometriche sull'accendino sono favorevoli al padre dei due e, oltretutto, si conquista la sua stima. Mentre invece Thèo comincia un'altra aspra conversazione con il padre per invidia, perchè non sopporta come gli eventi stanno prendendo una brutta piega, perchè vuole farsi vedere dalla figura paterna, quanto il loro rapporto sia distaccato si intuisce specialmente dal fatto che il padre e la madre vanno in vacanza durante rivolte continue.

La speranza di aver trovato dei buoni amici viene deflagrata in Matthew dal fatto che non potrà mai essere importante per i due fratelli. La sua idea entra in contrapposizione con quella di Isabelle e Thèo, che sono stati nella stessa sacca amniotica nello stesso momento della loro vita, e quindi sono semplicemente inseparabili. Farsi spazio tra la folla dopo che le tue idee, le tue speranze, i tuoi sogni sono stati infranti da un unica azione dei tuoi due amori. Restare da solo è il suo destino, perchè non riesce a comprendere che le rivoluzioni riescono a fre bene all'intera popolazione, quindi lascia andare verso il loro destino a combattere i due fratelli gemelli. Perchè se durante il maggio del 1968 era vietato vietare, nel suo caso è vietato sognare.

Capolavoro irripetibile e assoluto quasi al pari di Ultimo Tango A Parigi.

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