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Il ritorno

Regia di Andrej Zvyagintsev vedi scheda film

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La recensione su Il ritorno

di bradipo68
6 stelle

Un vero peccato che all'epoca questo film fosse più chiacchierato per l'improvvisa,tragica morte di Vladimir Garin ,uno dei bravissimi piccoli protagonisti,che per i suoi reali meriti aritistici.Diciamo subito che non è facile approcciarsi a un film come questo che accanto a una forte carica estetizzante delle immagini propone pochissme chiavi di lettura risultando addirittura criptico quando una volta terminata la visione si voglia rileggerlo tra le righe.Indubbio che il tragico epilogo lo carichi ancor di più di tetre intepretazioni.Tragico epilogo che viene, se è possibile dirlo, anche raddoppiato perchè oltre alla perdita emotiva poi c'è anche quella fisica,il distacco definitivo.In questo aspetto è un film da empatizzare soprattutto per quelli che hanno subito la peridta di un loro caro:diciamo che oltre alla prima sensazione di vuoto per la perdita emotiva c'è una sorta di periodo cuscinetto in cui il dolore è come anestetizzato.E'il periodo che intercorre tra la perdita e la sepoltura.Non so se sono riuscito a spiegarmi bene ma la sensazione di perdita è esacerbata quando si ha l'interruzione del contatto fisico con la persona che abbiamo perduto.Ed è questa sensazione, credo,che voglia evocare il film nel suo epilogo,già tragico di suo ma poi reso ancora più lancinante e doloroso dalla perdita fisica.Il ritorno è un film assolutamente avulso dai canoni estetici europei,è un film tipicamente russo che si nutre delle architetture spettrali post regime(ma forse non è corretto definirle post...il regime c'è ancora),del grigiore e della disumanizzazione di tutto.Negli ambienti urbani gli spazi sono dilatati,l'umanità assente,quando i tre vanno sull'isola il contatto con la natura è l'unica cosa che hanno.Oltre ai rapporti interpersonali che presto deflagrano e portano alla tragedia.Del resto che tipo di rapporto si può instaurare tra un presunto padre rimasto assente per dodici anni e i suoi due figli nel bel mezzo di quell'età difficile che è l'adolescenza?Come ho già detto il meglio del film sta nell'aspetto figurativo,la regia non si sottrae a qualche preziosismo che fa aumentare il sospetto che il film non sia altro che un esercizio di stile confezionato ad arte per essere carne da festival,la fotografia che privilegia i toni insaturi è bellissima.Così come sono bravissimi i due piccoli interpreti,di spontaneità annichilente.Non so se meritasse il Leone d'oro a Venezia ma questo è un film forse più furbo di quello che sembra.E proprio perchè il regista riesce a mascherare l'indeterminazione della materia narrativa(o la sua povertà per i detrattori) sotto un involucro di bellissime immagini è un film difficile da giudicare.Perlomeno da guardare con sospetto... 

Su Andrej Zvyagintsev

la regia si concede a qualche sospetto preziosismo

Su Vladimir Garin

bravissimo

Su Ivan Dobronravov

eccellente anche il suo apporto

Su Konstantin Lavronenko

bravo

Su Natalja Vdovina

parte limitata

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