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Edward mani di forbice

Regia di Tim Burton vedi scheda film

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La recensione su Edward mani di forbice

di AlbertoBellini
10 stelle

 

Peggy Boggs, rappresentante di cosmetici in cerca di clienti, si reca nel sinistro castello in stile gotico situato ai margini del centro residenziale in cui vive. All'interno vi trova uno strano giovane, pallido e spaurito, che al posto delle mani ha delle forbici. Questi vive solo, dopo la morte improvvisa del suo inventore-padre, avvenuta prima che potesse applicargli le mani e la sua imperfezione gli causa gravi difficoltà. Peggy, impietosita, lo porta nella sua casa, per farlo vivere con la sua famiglia, composta dal marito Bill, dal figlio adolescente Kevin, e dalla figlia Kim.

 

"Una volta, tanti e tanti anni fa, viveva in quel castello un inventore, e tra le tante cose che faceva, si racconta che diede vita ad un uomo. Un uomo con tutti gli organi: un cuore, un cervello, tutto. Be', quasi tutto. Perché, vedi, l'inventore era molto vecchio, e morì prima di finire l'uomo da lui stesso creato. Da allora, l'uomo fu abbandonato, senza un papà, incompleto e tutto solo."

 

Moderna favola sulla tragedia e sulla diversità sociale, "Edward Scissorhands" (in Italia "Edward Mani di Forbice") fu l'opera che consacrò sia Tim Burton come Artista, che Johnny Depp come grande attore (cosa che negli ultimi anni si è dimenticato di essere), diventando cosi l'attore "feticcio" del regista. Fin dai primi fotogrammi, veniamo catapultati in una cittadina immaginaria, dall'aspetto dolce e onirico. Ma nelle profondità di quei colori accesissimi si nasconde, in realtà, il male allo stato puro, un male che vedrà costretto Edward a trasformare una storia d'amore in tragedia. ["Stringimi" - "Non posso"], Burton, tramite queste due semplici battute, è riuscito a trasmettere la rabbia, la tristezza e l'amore che Edward prova verso una società completamente marcia all'interno, metafora che sta ad indicare come gli "oggetti", creati con le nostre mani, abbiano in realtà più umanità di noi stessi. Le sue braccia non possono abbracciare la donna che ama, una delicata carezza si trasforma in una tagliente e incosciente arma. L'impossibilità di essere felici viene messa in scena con la gotica e geniale visione Burtoniana, che da vita ad un mondo composto da scenografie (apparentemente) folli, ma estremamente realistiche: i viali, le case e i giardini non sono altro che monotone copie di loro stessi. Tutto è uguale a tutto e nulla è fuori dalle righe. Nella sua poetica "Edward Scissorhands" nasconde un omaggio al cinema horror, non è un caso infatti che il creatore di Edward sia interpretato dall'immenso Vincent Price, idolo di Burton, e che la stessa "creatura" sia un richiamo a Frankenstein e Dracula, tutte "creature" dall'aspetto umano, nate nell'ingenuità di procurare del male, come solo gli esseri umani sono in grando di fare. "Edward Scissorhands" termina con un finale che rende il tutto ancora più romantico e malinconico, un finale poetico e che oggi potrà forse risultare banale, cosa che però, come l'intera pellicola, non è assolutamente.

Il bravissimo Johnny Depp, qui recita soprattutto attraverso il movimento di occhi gentili e impauriti, non abituati al contatto fisico. Al suo fianco c'è Winona Ryder, anche lei consacrata grazie ad una delle sue migliori interpretazioni. I due formano una delle coppie più belle e romantiche che si siano mai viste sul grande schermo, la cui storia, in mano ad un qualsiasi "registucolo" di commedie, sarebbe risultata la classica melassa, tutto fumo e niente arrosto.

"Edward Scissorhands" rappresenta la prima punta di diamante forgiata dal lavoro di un geniale visionario. Un piccolo grande capolavoro che, come la neve, non smette di innamorare e affascinare.

 

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