Regia di Nanni Moretti vedi scheda film
E' uno dei film più disperati e amari che abbia mai visto. Michele Apicella è insopportabile, egocentrico, puntiglioso, autoreferenziale. Fantastico campionario il gruppo di amici con cui inizia il percorso (parodico) dell'autocoscienza che tanto non porta a nulla. Sono (auto)emarginati, disperati, senza forza di ribellarsi, svuotati come se tutto fosse già stato fatto prima e meglio di loro. Ma non rinunciano a cercare un senso.
Volutamente inesistente
Stupende le canzoni italiane che catturano un'atmosfera decadente e malinconica ed esprimono l'inafferrabile nostalgia che dà il tono a tutto il film.
Se fosse un film non italiano probabilmente sarebbe divenuto un cult. Ma siamo nella Roma anni 70 e questo è un abbozzo di sceneggiatura, una sfida cinematografica con riferimenti precisi alla DC e al PCI. Non so se questo è un bene o un male. Mi viene in mente la canzone Curuccuccù paloma di Battiato.
Se Moretti=Apicella si può dire che le sue intenzioni sono quelle di testimoniare il disagio [a tutti i livelli] della sua generazione ma anche il disagio di venire comunque incasellati nel cliché "giovani". Non tutto ciò che si fa a vanvera è "da giovani", non tutti i giovani fanno cose trasgressive. Ma se tutto è inutile, allora è giusto dire che destra e sinistra sono uguali? La risposta è nella sequenza del bar (Ma che siamo in un film di Alberto Sordi?). Insomma rifiuto di politica, tradizione nostrana, diffidenza nei confronti di partiti e manifestazioni aggreganti. Michele è un solitario e l'unica conclusione possibile è che non riesce a muoversi dal suo pantano.
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