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28 giorni dopo

Regia di Danny Boyle vedi scheda film

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stanley kubrick

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su 28 giorni dopo

di stanley kubrick
8 stelle

LA TEORIA ANIMALISTA COLLEGATA ALLE LEGGI AMBIENTALISTE  

"Le atrocità non sono meno atrocità quando avvengono nei laboratori e sono chiamate ricerca medica" George Bernard Shaw  

"Se si concede alla natura nulla di più dello stretto indispensabile, la vita dell'uomo vale meno di quella di una bestia." William Shakespeare  

Spazi stretti dove ci si muove a fatica, a volte per dare una carezza al proprio simile oppure, anzi, quasi sempre, per cadere in forme mentali autodistruttive che poi ti portano al deflagramento del corpo a livello umano e animale. Gabbie che assomigliano alle celle che i detenuti sono costretti a frequentare, magari scorgendo un bagliore di luce che significa salvezza, aspettando di riassaporare la tanto desiderata luce del sole. Il buio perpetuo che si attanaglia all'interno di laboratori scentifici, vero centro di ricerca ma assoluto edificio che significa morte da esperimento. Qualche luce fioca e silenziosa si può intravedere, ma è artificiale e nulla ha a che vedere con il profumo dell'aria pulita, quella vigilata dalla stella che ci appartiene. Gente che forse cerca di fare l'animalista, liberando animali rinchiusi per esperimenti, oppure forse soltanto per spiegare questo diavolo di virus molto simile alla rabbia, evoluto specialmente a livello scimmiesco. Ma come ben sappiamo l'umano è discendente delle prime scimmie, ha ancora all'interno qualcosa che ci lega a questi primati, un vincolo impossibile da distruggere, almeno fino a quando una nuova specie, magari infetta o semplicemente extraterrestre, prenderà il posto della precedente, aspettando anch'essa di essere di nuovo sostituita, per far cominciare, magari da qualcun'altro, una nuova era. Siccome siamo legati alla scimmia, anche noi umani veniamo contagiati da questo virus che è il fulcro dell'intera pellicola. Ma se veniamo in soccorso, pretendiamo almeno di non farci mordere dagli animali che abbiamo liberato. Il cervello non ragiona più quando sei infetto e ti conduce verso una via che prenderai una sola volta. E' illuminata, questa via, nonostante i tuoi familiari stanno piangendo, tu sei finalmente libero di fare quello che ti pare. E' la via che ti conduce alla morte.

Basta una semplice goccia di un sangue di un infetto in un occhio, nel naso, oppure nella bocca per farti diventare una creatura ibrida tra uno zombi e tra un vampiro. Per tutta la durata della pellicola (centododici minuti che passano in un batter d'occhio) si ha la sensazione che questi infetti siano persone che hanno, semplicemente, un virus della rabbia, un comunissimo virus della rabbia. La loro sete di sangue, o forse meglio dire la loro voglia di aggredire gli incauti umani, viene spinta da un dio che li comanda. Forse è semplicemente l'antitesi del bene, che entra in possesso di una parte di mondo in modo tale da decidere le sorti future dell'intero universo. Cambierà il modo di pensare, il modo di viaggiare e tutte le cose intelligenti che ci contraddistinguono dagli altri esseri viventi.

Luci accecanti, un letto accogliente e la desertificazione umana. Sono queste le prime impressioni di Jim, il protagonista, che nella sua completa nudità rappresenta lo stato della terra, ovvero una sensazione di vuoto nell'inconscio, colmabile soltanto dopo la riconquista da parte della vera umanità contro quella falsa. Una Londra senza un minimo di vita fa impressione, Jim sfoglia giornali, dove in prima pagina si accenna a un virus devastante e che l'intera città dovrà essere evacuata, passeggia lungo la strada, con fogli e qualche macchina sparsi di quà e di là. La solitudine che prova Jim all'interno del sistema vitale lo porta a gridare aiuto quando non c'è anima viva. Perfino la casa di Dio è desolata come le brughiere tipiche dei film western, oppure come nel luogo dove Aron Ralston rimane intrappolato in una roccia nel film 127 ore, sempre dello stesso Boyle. Il padre della chiesa è infetto e la sua voglia di uccidere o di infettare viene contrastata dal desiderio folle di Jim di scappare, magari andando a trovare i suoi genitori, in una casa dei sogni, fuori da Londra, in un posto dove nessuno li troverà mai.

L'inseguimento per le strade di Londra è ricostruito in maniera magistrale, il montaggio, serratissimo, rende proprio l'idea della fuga instantanea. Il male rincorre il protagonista, eppure qualcuno che è disposto ad aiutarlo esiste ancora nella faccia della Terra. Sembra una di quelle organizzazioni che risolvono problemi di tipo umanoide, con tutte le tute ultratecnologiche. Invece sono soltanto in due, lei una donna determinata e nera, lui uno che si diverte a raccontare barzellette anche in un momento così delicato per l'intera stirpe umana. Eppure, c'è una voglia di riabbracciare i genitori in Jim che deve essere esaudita. Lungo ferrovie deraglianti e rugginose, i tre (dell'apocalisse?) si avventurano, magari cercando, oltre ai suoi genitori, qualcun'altro da reclutare nella loro organizzazione minima. I vampriri edonistici, perchè sembrano mirare al massimo piacere individuale, sembrano in letargo. Chissà dove dormono, cosa mangiano, fino a quanto potranno vivere. Il regista inglese tifa evidentemente per gli umani, ne prende parte perchè sembra che un mondo privo di qualsiasi forma umana o animale sia impossibile.

Si fa poco accenno agli animali e alle piante per tutta la durata della pellicola. Coloro che hanno lavorato al film sono troppo egoistici da pensare, oltre che alla propria specie, anche alle altre. Però c'è una scena bellissima, presente dopo che Selene (la ragazza nera) e Jim hanno incontrato Hannah e Frank, rispettivamente figlia e padre. Frank sembra guardare l'orizzonte quando a un certo punto scruta una mandria di cavalli (quattro in tutto) che corrono. Sembrano liberi, e infatti Frank si garantisce che è cosi. La felicità che c'è dentro a quei cavalli riesce a contrastare buona parte del male che fino ad adesso ha invaso il nostro pianeta. Quanto alle piante non sono molto menzionate nel film, se non nella parte militare, ovvero quella che segue la morte di Frank.

L'incontro tra Selene e Jim (l'altro è stato ucciso da lei perchè diventato infetto) e la figlia e il padre avviene con le solite luci fioche, che sono forse la chiave di lettura finale dell'intera pellicola. L'elettricità è completamente sparita dalle città, persino la pioggia ha smesso di cadere da ben sei giorni, eppure ci sono delle luci natalizie che attanagliano il resto dell'intero edificio. Forse i due volevano attirare gli infetti o per farsi uccidere (il collasso mentale e psicologico occupa buona parte del film) oppure per ucciderli (altro fenomeno che riguarda la psiche umana, questa volta però, girata verso la salvezza interiore). Oppure, semplicemente come accade nel film, per vedere se qualcun'altro oltre a loro è sopravvissuto. Forse sono proprio i genitori di Jim che tentano di farlo venire da loro, nonostante sono già morti. La costruzione familiare può anche avvenire al di fuori del nostro mondo. I deliri mentali che Boyle mette all'interno del suo film sono evidenti. Una nuova famiglia si è formata (Selene, Jim, Hannah e Frank) da una famiglia che si è (auto)distrutta (Jim e i suoi genitori).

I militari occupano invece una posizione strana. Tramite una registrazione che Jim ha trovato, i nostri riescono ad arrivare ad una base militare, che come dice nella registrazione, offrirà salvezza da tutti gli infetti. Appena arrivati, il luogo è deserto, Frank diventa infetto ma ad un certo punto i militari spuntano dal nulla e lo uccidono. E' di sicuro un azione buona, però anche i protagonisti si accorgono che c'è qualcosa che non va all'interno dell'esercito. La protezione è garantita, però un senso di insicurezza lo provano ancora i nostri eroi. Infatti i loro sospetti saranno fondati. La voglia carnale di possedere una donna è il pensiero fisso dei militari, che hanno seguito il loro capo perchè quest'ultimo gli aveva promesso donne.

Il ribaltamento della prospettiva avviene quando lo spettatore trasale vedendo un infetto che i militari hanno catturato. Lo studio della malattia è derivato da una conseguenza supplementare rappresentata da uno stato mentale irreversibile e incurabile. Deliri onirici e stanze infinite, un freddo terribile e il bosco buio durante la notte saranno le rinciplaità che stanno alla base del teso finale. Fino a che non arriva l'atteso Happy End, dove l'amore trionfa insieme alla salvezza. Eppure Jim aveva già visto un jet, ma la sua vista era offuscata. Un altro mondo è possibile.

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