Espandi menu
cerca
Aliens. Scontro finale

Regia di James Cameron vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Indy68

Indy68

Iscritto dall'11 gennaio 2007 Vai al suo profilo
  • Seguaci 14
  • Post -
  • Recensioni 54
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi

La recensione su Aliens. Scontro finale

di Indy68
8 stelle

‘Dimmi una cosa sola Burke; voi andate la fuori per sterminarli, vero? Non per prenderli, o portarli qua, ma per spazzarli via..’.
Tenente Ellen Ripley secondo comandante Astronave ‘Nostromo’
 
Li avevamo lasciati in procinto di addormentarsi cullando la speranza di ritrovarsi, una volta svegli, di nuovo a casa: Ellen Ripley secondo comandante del cargo commerciale Nostromo e Jonesy il gatto, gli unici due superstiti dell’equipaggio dell’astronave decimato dal temibile alieno conosciuto nel precedente film.
Il compito di riportarli alla vita, dalle capsule dell’ipersonno, se lo assume James Cameron. Il cineasta canadese, fresco reduce dal successo commerciale e di critica della sua pellicola sci-fi, Terminator, raccoglie la sfida di dare un seguito al bellissimo fantahorror di Ridley Scott.
Non teme il cimento, Cameron, questa è l’impressione. Del resto, si è formato alla factory di Roger Corman e ha oramai un solido background artistico e tecnico; in più ha, dalla sua, un temperamento che impareremo a conoscere ed a riconoscere nel suo lavoro.
In questo secondo capitolo accade che Ripley, appena tornata a casa, è costretta a ripartire per tornare dove mai avrebbe pensato, nell’ultimo posto dell’universo dove vorrebbe stare: Acheron, il pianeta dove i suoi sfortunati compagni del viaggio originario avevano scoperto l’uovo dell’alieno sancendo così la loro condanna a morte.
Il viaggio si rende necessario perchè la colonia, insediatasi oramai da anni su quel pianeta, ha da poco interrotto le comunicazioni ed allora, la Compagnia la vuole presente, in veste di esperta, nel caso, le sue dichiarazioni, sulle quali i vertici aziendali nutrono seri dubbi, si rivelassero inopinatamente vere.
James Cameron ha letto parecchi romanzi della migliore fantascienza ed ora che può trasfondere tutto questo scibile in un film, non si lascia sfuggire l’occasione, del resto questa cultura gli è funzionale per concepire un nuovo mondo futuro e conferirgli un'elevata impressione di realismo, capace di resistere alla prova del tempo, anche in virtù di una ossessiva cura dei dettagli: Asimov, Clarke, Heinlein, Pole, Vonnegut, sono le fonti da cui attinge il regista canadese per delineare l’universo distopico di ‘Aliens’ (in cui la futura società è costituita soltanto da megacorporazioni economiche con, ai vertici, la classe dirigente di proprietari e i loro luogotenenti, i manager aziendali, ed, alla base, la manovalanza operaia e militare). Infatti, la missione sul pianeta Acheron è affidata ad una squadra di marines coloniali la cui ispirazione gli è data dal classico ‘Fanteria dello Spazio’ di Robert Heinlein (in cui si narra di una sanguinosa e violenta guerra intergalattica combattuta da militari di carriera contro una temibile razza di alieni) cui pure dedica un esplicito richiamo-omaggio quando il soldato Hudson durante il briefing pre-missione chiede se si tratterà ‘di uno scontro a fuoco o di un’altra caccia all’insetto’ (difatti, nel romanzo di Heinlein gli alieni nemici sono una razza insettoide).
A supporto dei marines c’è, a bordo della astronave, l’androide Bishop (Lance Henriksen, un altro dei fedeli di Cameron, che si stava allora avviando ad una carriera felice e ricca di partecipazioni nell’ambito dei generi sci-fi, horror) che è programmato secondo le tre leggi della robotica (che vengono prese pari pari dalla migliore letteratura di Asimov) come lo stesso si premura di precisare ad una preoccupata (vista l’esperienza con l’andoride del primo ‘Alien’) Ripley.
Giunti sul pianeta, assistiamo ad uno spettacolo ricco di tensione e di azione, tutta la parte centrale della pellicola che si dipana tra l’esplorazione della colonia, i combattimenti, l’assedio dei superstiti da parte degli alieni soverchianti ed infine, la fuga, è scritta e girata con grande maestria; emergono, nel corso della storia, dei personaggi (impersonati da attori alcuni dei quali degli abituè con Cameron) destinati a restare nella memoria: il soldato Hudson (Bill Paxton), ciarliero, buffone e smargiasso, l’artigliera Vasquez (Jenette Goldstein) tosta, eroica e dal ghigno sprezzante, il caporale Hicks (Michael Biehn, subentrato a James Remar che lasciò il set per divergenze con Cameron a riprese appena iniziate), taciturno, carismatico, sicuro. Il sergente Apone (Al Matthews, vero ex militare reduce del Vietnam prima di dedicarsi alla recitazione) autorevole, burbero e durissimo. La visione è esperienza quantomai ricca: il cinema di Cameron è sempre molto fisico, qui il nostro trova delle validissime sponde negli addetti al comparto tecnico (guai a fare diversamente, è leggendaria la sua intrasigenza sul set): Stan Winston, mago degli effetti speciali visivi, e Don Sharpe per quelli sonori (entrambi oscarizzati), poi ancora la scenografia minuziosa di Peter Lamont, e la fotografia di Adrian Biddle ad esaltare la percezione materica del filmato.
Il film naturalmente risente del periodo in cui è girato: negli anni 80’ un film d’azione che voleva essere di cassetta non poteva non avere un bello scontro muscolare tra il buono ed il cattivo; ‘Aliens’ non sfugge alla regola, anzi la fa sua, con un’ultima mezzora tutta dedicata allo scontro tra Ripley e la regina madre aliena. In questo c’è anche molto delle tematiche care all’autore, il quale –ed è un divertente paradosso- utilizza e sfrutta la tecnologia disponibile a fondo, la esibisce, la sfoggia, la rende protagonista in tutte le sue pellicole, pure con una rilevanza cruciale nelle vicende narrate (si pensi all’esemplare caso, in tale senso, di  ‘Titanic’), ma, alla fine, dimostra di non credere in essa del tutto, perché l’elemento destinato a prevalere sempre nelle sue storie, è l’umanità. Che sempre viene incarnata da figure femminili forti e determinate (Sarah Connor, Rose Dawson, Ellen Ripley). Per Cameron infatti, la supremazia sul mondo appartiene alle donne, di diritto, perché esse portano in sè il mistero della creazione. Ecco perché, qui alla fine se la giocano due femmine impegnate a proteggere la loro prole (per Ripley, la bimba sopravvissuta Newt, impersonata dalla giovanissima Carrie Henn).
Altro tema importante, e ricorrente nella sua filmografia, è la scarsa fiducia di Cameron nei soggetti che amministrano il capitale: i suoi manager sono sempre figure negative perché guidati dalla gretta cupidigia e dall’ambizione. E animati pure da foschi propositi, come, nel caso, il rappresentante della compagnia Carter Burke (Paul Reiser) che tiene davvero troppo alle creaturine rinvenute su Acheron.
Successo assoluto, opera che giustamente consacra il suo autore e si prende legittimamente un ruolo importante nella storia del cinema fantascientifico tanto da diventare pietra di paragone e fonte di ispirazione e di imitazione per tanta produzione successiva.
La saga di ‘Alien’, possiamo pure farla finire qui: mentre le capsule dell’ipersonno si chiudono accoglienti, protettive, materne, sui pochi, malconci, scampati. Il primo ed il secondo capitolo sono di qualità artistica inarrivabile rispetto a tutto ciò che ne è seguito (per quanto i sequel non siano, presi a sé, dei brutti film). Purtroppo delle sei-sette sceneggiature, per il capitolo terzo, che circolarono ad Hollywood negli anni successivi al grande successo di ‘scontro finale’ ne venne scelta una, probabilmente la peggiore, che distrusse tutto quello che Ridley Scott e James Cameron (ma anche Walter Hill e Dan O’Bannon) avevano costruito, e a nulla valse - nel limitare i danni - il talento innegabile (nel caso, sprecato) del regista che raccolse il testimone, l’esordiente David Ficher.
Due note a chiudere:
La prima uscita italiana di ‘Aliens’ fu al festival di Venezia del 1986 nella sezione di mezzanotte che, quell’anno fu ricchissima: tra gli altri titoli proposti ‘Grosso guaio a Chinatown’ di un ‘certo’ Signor John Carpenter.
La versione recensita è quella editata in una delle versioni dvd e nel recente bluray, ovvero quella estesa che recupera più di 15 minuti di filmato (che aggiunge molto al risultato complessivo: spesso in Cameron i tagli fatti per raggiungere un minutaggio da sala cinematografica sono dolorosi per l’economia delle storie raccontate), reintegrato coi sottotitoli.
voto 8.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati