Espandi menu
cerca
Un lupo mannaro americano a Londra

Regia di John Landis vedi scheda film

Recensioni

L'autore

Byrne

Byrne

Iscritto dal 19 giugno 2014 Vai al suo profilo
  • Seguaci -
  • Post -
  • Recensioni 8
  • Playlist -
Mandagli un messaggio
Messaggio inviato!
Messaggio inviato!
chiudi
Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Un lupo mannaro americano a Londra

di Byrne
9 stelle

Per capire appieno lo spirito che anima Un lupo mannaro americano a Londra sarebbe iniziativa lodevole andarsi a cercare (si trova facilmente su youtube) la celebre puntata di Roundtable che vide a confronto John Landis e gli impagabili colleghi John Carpenter e David Cronenberg. Quel che sembra trasparire dalle parole di Landis, all'epoca del lupo mannaro già acclamato autore di pietre miliari del comico demenziale come Animal House The Blues Brothers, non è scontato. Non di facile comprensione. Quasi contraddittorio. Se non si è guardato il film con la giusta attenzione. 

Se invece lo si è fatto, ecco delinearsi a perfezione l'immagine di un uomo a lungo incapace di separare persino la più tremenda delle realtà dai suoi risvolti esilaranti, ma che fino al film del 1981 non era mai arrivato ad esprimere la sua personale dicotomia con tanta chiarezza. E che, per quanto non siano mancate in seguito prove brillanti (Una poltrona per due, Tutto in una notte), in definitiva non ha più saputo ripetersi a questi livelli. Deve il signor Landis affliggersene oltremodo? No, assolutamente. Rimane una delle più inclassificabili testoline del panorama hollywoodiano. Almeno tre suoi film sono eccezionali, diciamo pure in alcun modo perfettibili.

Nel girare il suo werewolf movie, Landis utilizza in maniera efficace tutti i possibili registri che il genere in quanto tale concede: il lupo mannaro scatenato è di volta in volta incomprensibile forza della natura, metafora più che esplicita della pulsione sessuale (esemplare la secca spiegazione che Landis diede del fascino della trasformazione..In pratica si tratta di un'erezione, una parte del corpo cambia), pericoloso outsider capace di incarnare come già i fratelli Blues l'amore di Landis per la distruzione di equilibri che ritiene effimeri e comunque deprecabili, grottesco e dispettoso "guastafeste" (in questi punti, e non nella discussa trasformazione, sta il vero punto di contatto con L'ululato di Joe Dante). Al lupo mannaro in forma umana Landis affibbia un carico non indifferente, e proprio qui il (pur ottimo) film di Dante non può in alcun modo reggere il confronto. David è un pacifico ragazzone americano, ma già prima del fattaccio porta in se' il segno dell'animale per il solo fatto di essere giovane, si vedano ad esempio i dialoghi iniziali. Quel che gli capita non muta in alcun modo la sua ineffabile autoironia, corrosiva sino all'eccesso e che gli impedisce di stupirsi di alcunchè. Senza per questo risparmiargli il tremendo strazio delle sue colpe nel momento della presa di coscienza. Non a caso nemmeno il suo rapporto con Jake, ormai morto vivente, cambia di una virgola. Un personaggio dal piglio caricaturale che sia al contempo tanto vivo e carnale è una rarità, ad aggiungergli la statura tragica che indubbiamente possiede diviene quasi un anomalia. Ormai consapevole della propria natura mostruosa, David tenterà di farsi arrestare in una delle scene più esilaranti (e per questo nell'ottica di Landis più tragiche) dell'intero film. Ma senza le sue spoglie bestiali, ragazzo gentile in pieno giorno, il lupo (perchè sempre lupo è, lo era anche prima di esser morso) non è preso sul serio. A supporto della complessa tematica sta una regia magistrale, capace di amalgamarne le sfumature con la massima naturalezza. La colonna sonora è un'ulteriore prova della straziante ironia di Landis: Blue Moon compare arrangiata in ben tre modi diversi, distorta, stralunata. Gli attori sono tutti in parte, e Landis azzecca un ritmo formidabile alternando momenti di houmor puro (i dialoghi iniziali nella brughiera, la scena dello zoo), tocchi demenziali (il nome della locanda, il sogno con gli alieni assassini), sequenze horror capaci di far impallidire anche i professionisti del genere (l'attacco iniziale con il suo lento accumularsi di tensione emotiva, la scena della metropolitana ed altre). Sul tutto incombe però un sentore di morte che spazza via ogni possibile dubbio sulla serietà di fondo. La scena nel cinema porno in Piccadilly Circus, oltre ad essere uno dei massimi colpi di genio del cinema di genere degli ultimi quarant'anni, è il momento in cui più chiaramente le tre anime del film si amalgamano. Ma attenzione. Sfociando nella tragedia, e non in ultimo in una scena di assoluta brutalità come la fuga del lupo nella piazza gremita. Inutile dire che non è un film facile. Decisamente sofisticato, col triplo fondo, mortalmente ironico. Fa quasi genere a se'. E questo è genio.

Ti è stata utile questa recensione? Utile per Per te?

Commenta

Avatar utente

Per poter commentare occorre aver fatto login.
Se non sei ancora iscritto Registrati