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Ora o mai più

Regia di Lucio Pellegrini vedi scheda film

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La recensione su Ora o mai più

di Rosebud77
6 stelle

“Fare la spesa è come votare. Bisogna scegliere”. Questo è quello che risponde Luca al suo amico David tra i carrelli di un supermercato e un furto di una lattina della “multinazionale” Coca-Cola. Se i giovani di Muccino si fanno le canne sognando di andare in televisione o di valere qualcosa nella vita, quelli di Lucio Pellegrini si spingono un po’ più in là: si iscrivono all’Università, cercano il vero amore e lottano per gli ideali. Quelli veri. Arriva con una tempismo assoluto questo Ora o mai più, commedia generazionale e politica sul G8 e le sua implicazioni.
Quello che David (Jacopo Bonvicini, al suo debutto, faccia interessante), brillante studente di Fisica alla Normale di Pisa, non si aspetta il giorno del suo esame pre-laurea è di dover abbandonare tutto per seguire la coscienza del cuore che lo spinge a raggiungere i suoi “compagni” a manifestare a Genova. Ma quello che non sa è che è un po’ difficile arrivarci. E tradire l’amico Luca (Edoardo Gabriellini) per mettersi con la sua fidanzata Viola (Violante Placido) sembra un atto troppo disdicevole anche al fido compagno di stanza Doveri (Elio Germano), dalla filosofia spicciola e dal soldo facile.
Tra Jules e Jim (anche citato nel film) e fervore politico dei no-global, tra gli orrori di un evento tragico e ancora scottante (sulla morte di Carlo Giuliani esiste un bellissimo documentario di Francesca Comencini) e gli ardori tipicamente giovanili di voler cambiare il mondo combinando anche qualche cazzata, il film di Pellegrini sembra trovare una certa serietà di contenuti scegliendo di non mostrare quello che accadde a Genova, anzi facendocelo vivere attraverso la radiolina portatile di David mentre cerca di raggiungere il capoluogo ligure. Poi però non rinuncia ad evidenziare la sadica cattiveria della polizia di Bolzaneto su dei “poveri ragazzi indifesi”, neanche fossimo in un lager nazista. Seguono poi la galera ad Alessandria, una scena d’amore finale ai bordi di una piscina abbandonata, la voglia di fuggire e di lasciare tutto, e quella, forte, di cambiare davvero le cose. Non pare che il registro drammatico dell’autore di commedie simpatiche come E allora mambo e Tandem sia quello giusto per un film di formazione dalla levatura civile, ma almeno ci ha provato con coraggio. (Francesco de Belvis, Roma)

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