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Il tempo della mietitura (Inizio d'estate)

Regia di Yasujiro Ozu vedi scheda film

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La recensione su Il tempo della mietitura (Inizio d'estate)

di steno79
10 stelle

Voto 10/10 "Bakushu" è il titolo originale che vuol dire "Il tempo della mietitura", mentre nella versione inglese è chiamato "Early summer" ovvero Estate precoce, secondo il ciclo delle stagioni ricorrente nei film di Ozu. È il secondo episodio nella cosiddetta Trilogia di Noriko che comprende anche "Tarda primavera" e "Viaggio a Tokyo", ovvero i suoi capolavori più acclamati, dove nel ruolo di Noriko figura sempre Setsuko Hara, straordinaria attrice recentemente scomparsa all'età di 95 anni, ritiratasi dal cinema nel 1963, anno della morte di Ozu, e da allora vissuta sempre in solitudine e isolamento come Greta Garbo, fra l'altro senza mai sposarsi. La Hara aveva una presenza di eccezionale carisma ed espressività e anche qui interpreta una ragazza che arrivata alla soglia dei trent'anni deve decidere per il proprio matrimonio abbandonando la famiglia d'origine, esattamente come l'eroina di "Tarda primavera"; in quel film suo padre era interpretato da Chishu Ryu, che qui appare nei panni del fratello maggiore e sembra molto più giovane. "Il tempo della mietitura" ha l'andamento di un film corale con una ventina di personaggi principali, anche se resta centrale la vicenda di Noriko che alla fine sceglie un medico vedovo a cui i familiari non avevano pensato, ma di cui lei si fida completamente perché lo conosce dall'infanzia. È un film intenso e raffinato nella scrittura che comprende anche insoliti movimenti di macchina, di luminosa e poetica bellezza nelle immagini, magistralmente interpretato dagli attori: uno dei capolavori del regista e uno dei suoi film più sentiti. Il ritmo è infallibile con una grande attenzione alla rappresentazione delle diverse generazioni, dagli anziani ai bambini, ognuno con le sue diverse esigenze, scene struggenti che rifuggono dal sentimentalismo, aperture paesaggistiche poetiche e quell'inevitabile malinconia per lo scorrere del tempo. Meno conosciuto degli altri due capolavori, ma non inferiore, attesta un regista al vertice della propria arte.

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