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Johnny English

Regia di Peter Howitt vedi scheda film

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La recensione su Johnny English

di IlGranCinematografo
6 stelle

La trama si rivela uno scarno pretesto per mettere in fila le varie gag, alcune innegabilmente intelligenti per costruzione registica o narrativa.

 

Sarà pure l'ennesima spy comedy che prende in giro James Bond, ma è quantomeno dotata di quel poco di brio che si richiede a un prodotto medio di puro intrattenimento per farsi piacere dallo spettatore. A scriverla è William Davies con due sceneggiatori del ciclo "serio" di 007 (Neal Purvis e Robert Wade), qui al servizio di un Rowan Atkinson in cerca di un ulteriore personaggio in grado di donargli una nuova identità d'attore, nel tentativo di affrancarsi da Mr. Bean agli occhi del pubblico. In effetti, l'agente segreto britannico imbranato e pasticcione Johnny English non ha certo la carica iconica di quest'ultimo, ma in realtà si tratta proprio di una maschera diversa, persino malinconica: English è un idiota ma consapevole di esserlo, quindi soffre dei propri errori (e ciò lo rende agli antipodi rispetto al protagonista di Una pallottola spuntata o all'ispettore Clouseau, cretini e basta). Purtroppo, rispetto ad altri film demenziali con detective deficienti (o anche allo stesso Mr. Bean), ciò che manca è una certa dose di irriverenza graffiante: con un villain francese, vagamente gay e che si allea con delinquenti tedeschi (ossia un istrionico John Malkovich), il popolo inglese non può che uscirne vittorioso (e infatti la rocambolesca incoronazione finale si riduce a schernire il buongusto, non le istituzioni). E anche la trama si rivela uno scarno pretesto per mettere in fila le varie gag, alcune innegabilmente intelligenti per costruzione registica o narrativa: fra quelle più spassose, l'esplosione improvvisa (in profondità di campo), la lotta con un aggressore immaginario (un pezzo persino sorprendente di slapstick moderno), i titoli di testa con English che si perde nell'edificio, la sua inguaribile incapacità di utilizzare le pistole, il siluro lanciato sull'autovelox e la pioggia di escrementi dal tubo delle toilette. Piuttosto sottile il corteggiamento "a rovescio" – è lei a sedurre lui – con la popstar Natalie Imbruglia (esordiente). Ad ogni modo, se non ci fosse Atkinson a reggere il tutto, il gioco potrebbe anche non valere la candela. Con due sequel usciti dopo tanti anni.

La colonna sonora è di Edward Shearmur. La bella canzone dei titoli di testa (A Man for All Seasons), in stile simpaticamente "bondiano", è cantata da Robbie Williams.

Film DISCRETO — Voto: 6

 

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