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Io non ho paura

Regia di Gabriele Salvatores vedi scheda film

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Io non ho paura

di chinaski
8 stelle

Il film che segna la piena maturità di Salvatores. Il regista si allontana, ma non più di tanto, dai temi a lui sempre cari. Il viaggio e la fuga diventano moti dell’ anima e non più esigenze generazionali. Un bambino compie il primo passo della sua crescita (del suo viaggio nella vita) facendone fuggire un altro.
Ci troviamo in un luogo imprecisato del Sud Italia sul finire degli anni settanta. I bambini di questo luogo desolato giocano e corrono attraverso sterminati mari di grano, pieni di fiori, di vento che corre insieme a loro, di insetti. Questo sterminato giallo che abbagglia la vista, insieme alla luce e all’ azzurro brillante del cielo.
Per caso uno di essi, Michele, scopre un buco nella terra, una specie di piccola grotta dove è stato nascosto un bambino.
La vera bellezza del film è proprio qui, nel punto di vista dei bambini. Nel raccontare una storia entrando in quel mondo di quando hai dieci anni. Con le proprie regole, i propri fantasmi.
Michele, infatti, non riesce a capire perchè un altro suo simile possa essere rinchiuso dentro quel buco. La sua mente crea spiegazioni che passano dalla paura iniziale ad una curiosità morbosa. Ad una ricerca di una possibile risposta a quei brutti pensieri che gli affollano la mente. Mano mano che la storia si sviluppa Michele inizia a dubitare dei suoi genitori e degli adulti che ha vicino. Come in un macabro puzzle tutte le varie tessere si sistemano in modo che alla fine sia inevitabile collegare suo padre al bambino che è tenuto dentro il buco.
Michele sente le voci degli adulti mentre li spia di notte. Sente i loro terribili discorsi e alla fine scopre la verità.
Ma continua a ripetere al padre: “Io non capisco”.
Perchè realmete non c’è nulla da capire. Perchè i rapimenti di bambini sono degli atti così meschini e disumani che la ragione si sforza di non voler comprendere, di non voler accettare.
La paura che vince Michele è prima quella del diverso (del bambino nascosto) e poi quella nei confronti dei propri genitori. Ogni bambino crede ciecamente a quello che il loro padre e la loro madre gli raccontano o gli dicono. Ma quando la fiducia muore, perchè agli occhi dei bambini si rivela una realtà incongrua e inspiegabile per il loro pensiero, avviene una svolta, una rottura. Si inizia a crecere. E per questo sia ha paura. Michele sconfigge la propria paura contraddicendo gli ordini del padre, andando a salvare il bambino prigioniero e facendolo scappare.
E la scena finale è struggente. Con Michele ferito abbracciato al padre che allunga la mano verso Filippo. E qui che la paura è orrmai scomparsa per lasciare il posto alla consapevolezza. Di aver disobbedito al proprio padre per aiutare un altro essere umano.

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