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Alien

Regia di Ridley Scott vedi scheda film

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Enrique

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Questo testo contiene anticipazioni sulla trama.

La recensione su Alien

di Enrique
6 stelle

ATTENZIONE SPOILER.

La parola più ricorrente usata per descrivere Alien è “capolavoro” ed è stato su tale presupposto che mi sono approcciato a questo film, intravisto solo di sfuggita (lui e/o alcuni suoi sequels) molti anni fa.

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Tuttavia, lo spettacolo che si è offerto ai miei occhi è stato tutt’altro che un lugubre miracolo della fantascienza, ovvero: noia assoluta per tre quarti d’ora circa (occasionalmente intervallata da qualche gesto idiota di più di un membro dell’equipaggio). Sempre molto lentamente, il film si fa più interessante (la struttura morfologica del tentacolare alieno è, giustamente, oggetto delle attenzioni di R.Scott), ma le idiozie degli umani, invece di scemare, proliferano (del tipo che, quando il mostriciattolo si erge dal pancino del malcapitato J.Hurt e si dà alla macchia, tutti gli altri stanno a guardare impietriti; nessuno si lascia tentare dal pensiero di rincorrerlo lì, sul momento, mentre è ancora verosimilmente debole, seguendo la cospicua scia di sangue che certamente il mostriciattolo si deve essere lasciato alle spalle. Prima il funerale dell’amico, è chiaro, poi - viene da pensare - il loro).

http://www.womenonscreen.com/images/john-hurt-alien-kane.jpg

A quel punto, forse, la tensione avrebbe (almeno da copione) dovuto crescere (non più di tanto, ovviamente, dato che la sceneggiatura sarebbe stata prevedibile anche qualora fosse stata davvero degna della nomea del film), ma le incongruenze, miste alla idiozia generale sempre più dilagante, fanno altrettanto e, quindi, tutto sfocia nell’involontario grottesco: curioso, ad esempio, che, in una supertecnologica navicella spaziale, il computer di bordo (“Mother”, quasi traducibile, per la sua nefasta inaffidabilità, in “madre-matrigna”, nella sua accezione più negativa, anche se, più ci penso e più mi vengono in mente, piuttosto, ricordi di ben altro tenore: ovvero i gridolini di Jean Claude - protagonista di Sensualità a Corte, notissima fiction andata in onda, nel programma Mai dire gol, qualche anno fa - rivolti alla sua severissima Maaadre) non riesca a monitorare con sufficiente esattezza i vari movimenti di tutti i “passeggeri” della nave, quando invece, all’inizio del film, aveva fatto scongelare l’equipaggio dopo essere riuscito a captare indecifrabili trasmissioni aliene provenienti addirittura da un altro pianeta.

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E curioso si rivela, altresì, il fatto che in quel futuro remoto si debba ricorrere alle strumenti “preistorici” (torce elettriche e non solo) per fare un po’ do benedetta luce nei vari condotti dell’aria. Va bene l’idea di dare un tocco dark-gotico alle scenografie, ma non a condizione di mortificare la serietà della storia!

Infine, è deprimente come l’idiozia/follia si impossessi, da ultimo (nonostante inizialmente avesse dimostrato inusuale saggezza), della protagonista Ripley/S.Weaver. Dapprima, mentre c’è un mostro che terrorizza la nave, va in cerca del fido micetto. Poi, avendo udito le urla strazianti dei compagni, si precipita in loro soccorso, ma una volta sul posto, ci ripensa e scappa a più non posso da dove era venuta.

scena

Alien (1979): scena

Nel frattempo, imposta l’autodistruzione della nave, ma, in men che non si dica, ci ripensa e s’ìincazza perché Mother non le dà retta e prosegue l’iter di autodistruzione (d’altronde, come darle torto? E’ chiaro a tutti che 5 minuti sono più che sufficienti per decidere delle sorti di un’intera astronave che, ad occhio e croce, potrebbe venire a costare, mutatis mutandis, solo qualche centinaia di milioni di dollari). Ma poi rifiuta di suicidarsi e si infila dentro la navetta di salvataggio per precipitarsi verso la salvezza…

http://images5.fanpop.com/image/photos/28800000/Alien-ellen-ripley-28849305-1280-544.jpg

Infine (ho spoilerato fin qua quindi non mi sottrarrò davanti al momento clou) anche il finale (seppur - almeno quello! - sia nettamente superiore quanto a suspense) riserva amare sorprese che non passano inosservate: del tipo che Ripley apre il portellone della navetta e lì, bella “tranzolla”, aspetta che la pressione svolga il suo compito: espellere l’Alien nello spazio, ma non lei: lei, imperturbabile, si gusta, piuttosto, lo spettacolo. Unbelievable.

 

Ecco, se intenzione di R.Scott era fare un film horror fantascientifico devo dire che, secondo me, ha preso un abbaglio. Al massimo, direi “comico”-fantascientifico o, più generosamente, un apologo sugli effetti collaterali dell’idiota cupidigia umana. Ma se così fosse stato, allora avrebbe dovuto essere coerente fino all’ultimo (= Ripley avrebbe dovuto crepare come tutti). E, a ben vedere, in effetti sembra che Scott fosse animato proprio da quest’intenzione. Far sì che fosse Alien a primeggiare sulla razza umana.

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Ebbene, se il film fosse terminato in quel modo (forse disturbante, ma almeno onesto), sì che avrebbe avuto tutta la mia stima. E invece le cose sono andate diversamente e il presunto significato allegorico del film è stato tristemente soppiantato da un happy end che, se spesso fa la sua porca figura, tuttavia mal si confà con le asserite presunte intenzioni del regista (e con le ambizioni, quindi, del film stesso).

 

Detto ciò (doveroso perché è la prima cosa che è balzata alla mia attenzione e ha lentamente, ma inesorabilmente eroso la patina di fascino e “sacralità” che il tempo aveva avvolto con cura attorno a quello che, nondimeno, è diventato un mito per tutti i cinefili), lungi dal voler maneggiare con noncuranza un tale inossidabile cult movie, sono ben consapevole di quali siano i suoi meriti, che gli vanno riconosciuti tutti.

Una o due scene sono particolarmente elettrizzanti (la - fallica? - nascita dell’Alien, che quasi suscita tenerezza, e quella della trasfigurazione di Ash/I.Holm, davvero impressionante). La (per l’epoca) raffinatezza degli effetti speciali (e sonori), anche nella ricostruzione delle scenografie. Una fotografia per la prima volta torbida e tetra, che prende le distanze dal candore di 2001: Odissea nello spazio e Incontri ravvicinati del terzo tipo. S.Weaver (davvero brava) dà anima e corpo per impersonificare tutti i sentimenti che scuotono il suo personaggio (prontezza di spirito e determinazione - è il terzo ufficiale d’altronde - ma anche confusione, spossatezza e sincero terrore: mentre l’idiozia di alcune sue scelte non è - evidentemente - dipesa da lei).

Insomma; qualcosa si salva, per cui - nonostante, a pelle, questo 1°film della saga sci-fi-horror più famosa di sempre mi abbia un po’ indisposto (proprio per la grossolanità della sceneggiatura, mentre le mie aspettative erano altissime) - evito di azzardare un improvvido e avventato giudizio (dettato, a caldo, sull’onda delle contrastanti emozioni) e - tenendo conto dei vari meriti di cui supra e, soprattutto, per rispetto dei suoi tanti fan e del suo enorme successo che questi hanno ad essa tributato - mi limito ad assegnargli la sufficienza “politica” (come si usa dire in ambito scolastico), in quanto Alien, nel bene o nel male, ha costituito (insieme a Blade Runner e a pochi altri film) una delle pietre miliari della cinematografia fantascientifica contemporanea (Snaporaz68) e questo nessuno glielo può davvero negare.

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