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Natale sul Nilo

Regia di Neri Parenti vedi scheda film

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La recensione su Natale sul Nilo

di degoffro
4 stelle

Cosa si può dire di un film che ha incassato oltre 40 milioni di Euro, sbaragliando ogni concorrenza, persino quella di Aldo, Giovanni e Giacomo? La coppia Boldi De Sica ormai va sul sicuro. Non si sforza nemmeno di rinnovare il repertorio (De Sica è il solito dongiovanni impenitente ed incorreggibile, Boldi un generale severo ed autoritario, ma in fondo dal cuore d’oro, vedovo alle prese con una figlia che ha un solo sogno: diventare letterina e sposare un calciatore) tanto il facile e poco esigente pubblico natalizio/cinetelevisivo è di bocca molto buona e accetta qualsiasi banalità, volgarità, grossolanità che gli venga proposta, soprattutto se conforme a quello che si aspetta. Ad infastidire oltremodo non sono tanto le molteplici parolacce o sconcezze (qualcuno si è messo addirittura a contarle), ormai purtroppo piuttosto consuete nel cinema comico nostrano (si vede che proprio non si riesce a far ridere in altro modo), quanto la sconcertante superficialità e stupidità dell’insieme (non si voglia parlare di sceneggiatura, ma quanto meno di una storia o qualcosa che le rassomigli). Quando il copione (autentica accozzaglia di barzellette poco edificanti, slegate tra loro, senza un minimo di idea di evoluzione narrativa) regala perle del tipo “Anche Piero Angela dice che non ci si può perdere nelle piramidi: allora andiamo di quark”, oppure “Non posso fare la piscia sopra la biscia”, o “Come siete culogenico” cosa si può pretendere di più? Le situazioni comiche sono ormai riciclate fino alla nausea (un incontro casuale nella doccia, Boldi con un’esigenza impellente di… liberarsi e in questo caso utilizza come cartaigienica una ..mummia), gli equivoci infantili e raffazzonati, le battute scontate e facili (è coerente con il personaggio di De Sica il fatto che si chiami Ciulla, in modo da consentire a Boldi ilarità del tipo “Ciulla mi ciula l’aereo”), immancabili le apparizioni di “celebrità televisive” (in questo caso l’insopportabile De Filippi alle prese con uno dei suoi consueti pietosi ed orrendi programmi - ma perché all’inizio del film non arrestano lei anziché la figlia di Boldi, almeno avremmo avuto un momento di sadico divertimento) proprio per accontentare il pubblico tipo, assuefatto ai programmi dementi e desideroso di ritrovarli anche al cinema senza dover cambiare canale, tante, troppe le storie del tutto inutili e sfiancanti (tutta la vicenda che riguarda i Fichi d’India era francamente evitabile talmente è brutta e sconcertante), certi personaggi sono al limite del sopportabile e della decenza (Enzo Salvi si limita solo ad urlare e sbraitare come un matto credendo di fare ridere, Biagio Izzo si accontenta di brillantezze come “I figli so pezzi e core, voi siete pezzi e culo”, rivolgendosi a Boldi che si è fatto tatuare il volto della figlia dispersa sul.. sedere). E’ innegabile che due o tre risate scappino (anche perché comunque Boldi e De Sica sono simpatici, affiatati e pimpanti), De Sica poi conferma di essere un artista completo (vedi la sequenza in cui canta con estrema eleganza “Mi manchi”), Parenti non è l’ultimo arrivato ed infarcisce il suo film di simpatiche citazioni (per esempio “Nei panni di una bionda” di Blake Edwards, ma anche, ahimè, la celebre pubblicità con il tormentone del buonaseera) o di intermezzi quasi malinconici (Boldi si ricorda di quando da piccolo il papà gli ha impedito una brillante carriera da batterista in un complesso che stava per nascere “I Pooh”, peccato che poi, per non ripetere l'errore del padre, agevola la carriera della figlia come letterina), divertente il finale con De Sica che ricicla a fini di lucro la sua propensione al sesso (e spassosi sono i suoi sfoghi con quella parte del corpo che proprio non riesce a controllare), ma nel suo insieme il film è davvero poca cosa, squallido e scarsamente divertente, specchio peraltro piuttosto efficace e fedele ancorché desolante, sconsolante e triste di cosa chiede oggi il pubblico al cinema.
Voto: 2

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