Regia di Darren Aronofsky vedi scheda film
Mamma, figlio, fidanzata e amico alle prese con la droga. Inizialmente è quasi una storia d’amore, carina anche, gente che prende la propria strada cercando di scavalcare i problemi nel modo più personale possibile, che poi sia spaccio di droga invece del classico lavoro serio poco importa perché è ciò che piace a loro, ciò che li rende felici. Una storia d’amicizia senza tacche o problemi, sono vicini, hanno successi.
Poi c’è la madre, sola, terrorizzata da un figlio forse troppo violento, lo ama, lui però si esprime in modi aggressivi che la costringono a scappare, a non volerlo abbracciare, a non fidarsi delle sue scuse. Poi un aiuto dal cielo per questa povera donna, l’invito ad uno spettacolo televisivo, la possibilità di dare un senso alle proprie giornate perse davanti alla televisione.
In poche parole, il manifesto di una catapecchia di universo umano dove pian piano si cerca di ricostruire.
Il manifesto del vizio in tutte le sue forme attraverso quello più devastante: la droga. La storia d’amore va a quel paese dal momento in cui finisce la droga, non in crisi, a quel paese sì però, si litiga con conseguenze devastanti. Il ragazzo, troppo preso da doverne trovare, cieco, farà finire lui ed il suo amico nella maniera peggiore. La ragazza, disperata dall’astinenza, si disintegrerà personalmente. La madre del ragazzo, decisa a dimagrire a tutti i costi, non si fermerà con le proprie pillole nemmeno a risultato ottenuto.
Una storia forte, fa male soprattutto alla fine, l’angoscia dei protagonisti buca lo schermo grazie ad immagini vivide, a riferimenti onirici, a folli giri di telecamera che trasmettono la follia nella quale ci si sta calando.
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