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Il mio grosso grasso matrimonio greco

Regia di Joel Zwick vedi scheda film

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La recensione su Il mio grosso grasso matrimonio greco

di Rosebud77
4 stelle

Ormai trentenne, bruttina e ancora zitella, Toula lavora come cameriera nel ristorante greco della sua famiglia a Chicago. Ma le bastano cinque minuti per incontrare il suo principe azzurro un po’ scemotto, dieci per emanciparsi e rendersi presentabile e venti per farsi chiedere in moglie. I due innamorati non hanno però fatto i conti con la famiglia di lei, ingombrante e prorompente moltitudine di parenti più o meno simpatici che la vorrebbero sposata ad un greco. Da una commedia che si è posta come “la rivelazione più travolgente e inaspettata dell’ultimo decennio” ci saremmo aspettati qualcosa di più. L’esile trama pesca a piene mani dal più divertente - e più riuscito - australiano LE NOZZE DI MURIEL, e non aggiunge molto alla solita storia della Cenerentola incompresa che crede nel sogno americano; l’aria frizzante graffia poco, non manca qualche accenno di solidarietà femminile politicamente corretto, e com’era prevedibile il fardello di un’ironia facile e spicciola è affidato qui tutto al raffronto della strampalata cultura greca con quella borghese d’olteoceano, che immancabilmente finirà per adeguarsi. Facilmente spiegabile il successo di questo ennesimo filmettino-favoletta: gli americani, notoriamente inter-razziali e allo stesso tempo provinciali, hanno sempre trovato irresistibile mettersi a confronto con le tradizioni e le credenze di altre comunità. Così, dopo ispanici, cinesi, ebrei ed italiani, è toccato ai greci. Di “grosso” c’è la grana comica, di “grasso” c’è qualche battuta indovinata e alcune gag ripetute, di “greco” tutto il contorno a base di succulenti piatti, sirtaki e un matrimonio neanche tanto bizzarro che si trascina verso un prevedibilissimo e consolatorio happy ending. Ma è davvero ancora questo il modo di ridere per trovare conforto da una vita un po’ grigia? Secondo Tom Hanks e consorte, tra i produttori di questa scaltra e povera commedia, pare di sì.
(Francesco de Belvis, Roma)

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