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Due occhi diabolici

Regia di George A. Romero, Dario Argento vedi scheda film

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La recensione su Due occhi diabolici

di mm40
4 stelle

Due episodi. Una giovane sposa nutre interessi economici sull'anziano marito; una volta morto, però, il cadavere rimane in qualche modo vivo, sotto una forma d'ipnosi, e tormenta la vedova e il suo amante. Un fotografo alla deriva uccide la gatta della fidanzata; lei lo scopre e viene a sua volta eliminata, ma l'animale torna a vendicarsi.

 

Tre passi nel delirio, Due occhi diabolici: la fantasia non passa decisamente dalle parti del titolo di questa pellicola ispirata da due racconti di Edgard Allan Poe, esattamente come accadeva nel 1967 per il tris di storie (e di registi: Vadim, Malle, Fellini) che componevano Tre passi nel delirio. Ma se nel lavoro di oltre vent'anni prima era soltanto Fellini a modernizzare e, sostanzialmente, stravolgere la pagina scritta, qui invece sia Romero che Argento non si fanno grossi problemi nell'ambientare i racconti ai giorni loro e a inserire elementi del tutto originali (figurano come sceneggiatori gli stessi registi e Franco Ferrini, per il segmento di Argento). Il risultato che ne consegue è ovviamente molto poco aderente alla letteratura e ben più decisamente cinematografico, con vezzi, pregi e particolarità relative a ciascuno dei due autori; due mediometraggi horror, insomma, che spartiscono il minimo necessario con Poe e che mostrano piuttosto le personalità e le capacità di Romero e di Argento. Quelle note, naturalmente: brivido, tensione e sangue non mancano, anche se a tratti - specie il primo episodio, quello del regista americano, dal titolo I fatti nella vita di Mr Valdemar - sembra sopraggiungere uno spirito 'di maniera', un certo modo di svolgere un compitino senza troppa convinzione, ma onorandolo tanto da raggiungere il livello minimo di sufficienza. Meglio Il gatto nero di Dario Argento, più vivace e con un Harvey Keithel in forma strepitosa; fra gli altri interpreti: Martin Balsam, Adrienne Barbeau, Ramy Zada, Sally Kirkland. Nel complesso un lavoro non memorabile per nessuno dei due autori; Argento peraltro veniva da tre anni di silenzio (ultima regia: Opera, del 1987), lasso di tempo che gli sarebbe occorso per ritornare al lungometraggio con Trauma (1993). 4,5/10.

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