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Le quattro piume

Regia di Shekhar Kapur vedi scheda film

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La recensione su Le quattro piume

di degoffro
4 stelle

C'era proprio bisogno di una ennesima versione (la sesta!!!) del celebre romanzo di A.E.W. Mason, soprattutto dopo lo splendido omonimo film di Zoltan Korda del 1939, di fronte al quale questo remake di Shekhar Kapur risulta ancora più fiacco e pallido? Evidentemente no, ma a Hollywood, ormai completamente a corto di idee, non sanno più che pesci pigliare e ci sono volute addirittura due majors (Miramax e Paramount) per realizzare questo insipido filmone d'avventura, che appare già molto più datato e vecchiotto rispetto all'opera di Korda e che è andato incontro ad un disastroso destino al Box office: bisogna sempre diffidare delle superproduzioni Miramax, annacquate dal politicamente corretto. Tutti i cambiamenti che regista e sceneggiatori hanno apportato rispetto all'originale risultano inutili e non giustificati dal contesto, a partire dal personaggio di colore di Abou Fatma, che stringerà una profonda amicizia con il protagonista Harry Feversham e gli starà a fianco nella sua missione di riscatto: aiutare, travestito da arabo, proprio quegli amici che lo avevano accusato di vigliaccheria, restituendo loro le quattro piume di vergogna che gli avevano consegnato nel momento in cui aveva deciso di abbandonare l'esercito. Il modo in cui Jack, amico di Harry, perde la vista è molto più infantile e banale (mentre nel film di Korda era uno dei momenti più forti e coinvolgenti), lo scontro finale tra Harry e Madhi, capo dei ribelli, è scontato, fastidioso, irritante, in perfetta coerenza con il cinema d'avventura che va tanto di moda oggi dove ci deve essere per forza un cattivo da odiare e dunque da sconfiggere (vedi ad esempio anche "Il patriota"). E che dire della patetica e lacrimevole sequenza in cui uno degli amici di Harry, ovviamente il più buono, viene ucciso dai suoi stessi compagni a causa del solito ottuso e vuoto militarismo, capace solo di ordinare di sparare, senza nemmeno il minimo rispetto per gli uomini che battono la stessa bandiera, ma con il solo obiettivo di eliminare il maggior numero possibile di nemici? La regia è fotografica, anonima e ripetitiva, si spreca in ralenti ma non raggiunge mai la potenza e visionarietà di Korda che era riuscito anche nella non facile impresa di rendere il deserto autentico e vivo protagonista della vicenda. Kapur perde tempo in divagazioni romantico sentimentali decisamente gratuite, (il primo quarto d'ora si poteva francamente tagliare in sede di montaggio), sfoggia talento in scene di battaglia, certo girate benissimo, ma sostanzialmente piatte e risapute, non riesce mai ad imprimere alla sua vicenda un ritmo vivace ed avvincente, così che il rischio di annoiarsi è costantemente in agguato ed inoltre sceglie alcune soluzioni narrative abusate e elementari (come per esempio simulare la morte per poi sfuggirla). Il suo film risulta così pomposo, solenne, macchinoso, retorico, fasullo, eccessivamente serio (mentre un pizzico di ironia non avrebbe guastato). E la recitazione dei tre giovani protagonisti certo non aiuta: Heath Ledger, che pure ha nel sangue "il destino di un cavaliere" ed è stato il figlio coraggioso di Mel Gibson ne "Il patriota" sarà pure bello, ma è mono espressivo e poco incisivo, Wes Bentley, lanciato da "American Beauty" ha sempre la faccia corrucciata e non lascia che nessuna emozione traspaia dal suo volto, Kate Hudson ha un ruolo insignificante e bamboleggiante e comunque lei fa ben poco per valorizzarlo al meglio: se queste sono le nuove leve di Hollywood c'è da stare allegri. Le musiche di James Horner (quello del "Titanic") sono convenzionali e troppo simili a tante altre del genere. Certo i parallelismi tra il passato ed il presente sono curiosi, interessanti e anche inquietanti: per il regista la sequenza della cashba con i soldati inglesi che inseguono il cecchino, puntualmente ucciso, rimanda a ciò che accade oggi in Palestina e in Israele, mentre quando nel film le truppe britanniche si domandano chi sia e dove si nasconda il Madhi, la situazione è analoga a ciò che capita riguardo a Al Qaeda e ai suoi uomini o a Saddam Hussein. Appare invece più debole e a tratti ridondante e sospetta la riflessione su cosa sia il coraggio (andare in guerra e partire senza tentennamenti oppure avere la forza di ammettere le proprie paure, come fa Harry) e sulla necessità di accettare le diverse filosofie di vita, le diverse culture, i diversi mondi per evitare le guerre (qui si contrappone quello britannico dalle regole ferree e rigidamente strutturato - l'esercito inglese si schiera a quadrato per difendersi dagli attacchi disordinati dei nemici - e quello più caotico e selvaggio delle tribù del Sudan). Stendiamo infine un pietoso velo sul gigantismo ridicolo dei trailers con cui il film è stato lanciato in Italia: "Eagle Pictures è orgogliosa di presentare il film evento dell'anno: il destino di un uomo, l'amore di una donna, una terra sconosciuta". Imbarazzante constatare cosa si faccia per spacciare un polpettone rumoroso e inutile per un capolavoro: le quattro piume della vergogna andrebbero date a chi ha il coraggio di fare certe ingannevoli promozioni!!!
Voto: 5

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