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My Name Is Tanino

Regia di Paolo Virzì vedi scheda film

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La recensione su My Name Is Tanino

di chinaski
7 stelle

Paolo Virzì è uno dei pochi a saper cogliere ancora quel sottile filo che unisce i vari aspetti della vita. Un filo che si attorciglia negli eventi, nelle situazioni, negli ambienti. Che lega persone, storie, famiglie. Un filo che passa intorno e dentro a come siamo fatti. Nella gioia, nell' ingenuità, nella malinconia. Ha anche il pregio di non cadere mai nei luoghi comuni. Anzi, di saper sfruttare questi luoghi per riuscire a far ridere. Il film è una storia che parla di un ragazzo che prende un' aereo e gli capitano un sacco di cose, anzi no, è la storia di uno che scappa e va in america e poi... Così parla Tanino (un sorprendente Corrado Fortuna) quando cerca di mettere ordine nei suoi pensieri. Quando cerca di trovare quel filo che lo ha tirato da una parte e dall' altra legandosi a lui. Tanino è letteralmente trascinato dalla vita. Ma solo grazie alla sua purezza e ingenuità riesce a passare da una situazione all' altra senza mai ferirsi. Addormentandosi al massimo. Questo è l' unico punto un pò macchinoso della sceneggiatura, una sorta di deus ex machina per far evolvere la storia. Come dice Virzì, Tanino è la personificazione dei tanti studenti che dal Sud arrivano a Roma e si ritrovano catapultati in un mondo a loro estraneo. Il miraggio del cinema è come un sogno per una vita che, dal paesino da dove venivano, era impensabile. E questi ragazzi sono pieni di sogni, di una ingenuità malinconica per chi li guarda. Tanino fa ridere, ma quasi sempre inconsapevolmente. Tanino è la spensieratezza e la follia di chi ha ventanni e si butta nel mondo e nella vita senza pensarci troppo sopra. Virzì riprende aspetti di alcuni romanzi picareschi e d' avventura e li ambienta in America. La sua commedia è più attenta ai risvolti intimi del personaggio, alla sua (non)formazione. Non graffia in questo film, ma penso volutamente. Rimangono molte risate e la malinconia nel cuore. Soprattutto quella di Virzì che diventando adulto non ha voluto dimenticare la dolce confusione di chi ancora non ha imparato a crescere.

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